I fatti molti di voi li conoscono già, li riepilogo per gli altri: il 31 marzo di quest'anno partiamo io e Roz, con Madi, alla volta della Camargue. Guardo bene bene le previsioni e decido di passare dal Colle della Maddalena all'andata e dal Tunnel del Tenda al ritorno. Il buon senso avrebbe suggerito il contrario, in modo da fare la strada più alta al pomeriggio, quand'è più calda ma le previsioni dicono che non farà freddo, quella mattina, sulla Maddalena.
Invece, poi, nella notte è scesa un po' di neve, sopra Vinadio, e le temperature si sono abbassate. Arriviamo in cima alle 9:30 circa, la temperatura è meno cinque e la strada una lastra di ghiaccio. Davanti al Rifugio della Pace decido di fermarmi per prendere tempo o, magari, tornare indietro ma non faccio a tempo a mettere in pratica il proposito che una lastra di ghiaccio mi fa perdere aderenza e con lei il controllo della moto, che si intraversa e, appena la lastra finisce, s'impunta, sbalzandoci violentemente sull'asfalto. Risultato: Roz con una spalla rotta, io un paio di costole incrinate e un polmone collassato, Madi con la fiancata sinistra completamente distrutta.
A parte la spalla di Roz che non tornerà più come prima, niente che non si possa riparare, per carità, ma lo spavento è stato tanto e, per me che guidavo e ho scelto percorso e orario, anche il senso di colpa.
Quest'estate ci abbiamo riprovato ed è andato tutto molto bene: avevo delle remore a riaffrontare la Maddalena, lo ammetto, ma poi è stato semplice.
Tutto passato, vero?
No.
L'altro giorno ero a farmi il giro di Natale, per il quale avevo pianificato solo la partenza, 24 dicembre, e la direzione, sud-ovest; durata e destinazione non facevano parte delle previsioni.
Le temperature erano magnifiche, una primavera anticipata, tanto che decido di tornare passando da Nyons, all'interno, e dalla Maddalena. Ormai non mi fa più paura, penso. Ma non è proprio così: non è mai stato il Colle della Maddalena in sé a spaventarmi ma il ghiaccio che ci avevo trovato.
Secondo Ciuchino, la paura è una reazione razionale ad una situazione sconosciuta.
Nel panico che ho provato io non c'è stato nulla di razionale, anche perché la situazione era ben nota, il rischio riconoscibile e la soluzione semplice: fermarsi. E magari tornare indietro.
Così, il 26, quando arrivo a Barcelonnette diretto a casa, trovo del ghiaccio per terra. Ben visibile, facilmente evitabile ma... la temperatura era già di un solo grado e mentre faccio il pieno realizzo che devo ancora salire di oltre 800 metri!Nel panico che ho provato io non c'è stato nulla di razionale, anche perché la situazione era ben nota, il rischio riconoscibile e la soluzione semplice: fermarsi. E magari tornare indietro.
Ecco. In quel preciso istante ho iniziato a tremare (e non per il freddo), mi è venuta voglia di vomitare, di piangere e, soprattutto, di tornare indietro.
Il panico!
Per proseguire sono dovuto passare sopra la mia volontà del momento, posso dire di essermi imposto il coraggio. Tutto sommato, quella mattina avevo già fatto il tratto da Nyons a Serres, sul ghiaccio, ero sì, intimorito ma... nella norma.
Invece il pensiero di ritrovare il ghiaccio sul Colle della Maddalena non mi dava pace.
Era circa l'una e mezza e Barcelonnette era già in ombra ma appena sono uscito dal paese, si è presentato un timido sole che mi ha accompagnato e ha mantenuto la strada asciutta fino in cima. Mentre salivo, la paura ha lasciato lentamente posto al senso di sicurezza e alla felicità di stare riuscendo a fare ciò che per un momento ho temuto di non saper più fare. Il panico è man mano sparito.
Continuerò ad avere una paura fottuta del ghiaccio, ma spero di aver superato il panico che mi ha assalito in seguito ad un evento che, al di là delle mie responsabilità, classificherei come semplice incidente.
Di sicuro, la prossima volta, basterà molto meno a farmi fermare!