Tutto era cambiato e anche il tempo aveva modificato i suoi ritmi, tanto che pareva ormai che fosse così da sempre e che per sempre sarebbe rimasto tutto così.
Invece era cambiato tutto tranne il tempo, che non è mai stato uguale a sé stesso e che non ha mai dato un minuto uguale ad un qualsiasi altro.
La paura governava la nuova vita, ce n'era ovunque e dove non c'era, qualcuno la portava prontamente; si trattava della paura più temibile: la paura dell'altro.
Magari, un giorno, storici complottisti scopriranno che era costruita in laboratorio da chi sapeva usarla a proprio vantaggio ma per adesso, al cavaliere della strada, sembrava paura vera, tanto che nessuno usciva più dal proprio buco; erano state abolite tutte le espressioni di affetto non verbale e, per uno strano gioco degli equilibri, erano diminuite anche le espressioni verbali di odio, prima molto in voga e nella nuova era, stranamente fuori moda.
Al di là dei complottismi, in effetti si trattava di paura vera, come "reazione razionale ad una situazione sconosciuta", e man mano che la situazione si faceva più chiara, la paura lasciava il posto a una nuova sicurezza, mentre leggi speciali imponevano, in modo piuttosto schizofrenico ed irrazionale, limitazioni al movimento e all'espressione, anche degli affetti.
Quel sessantunesimo giorno però, la paura era stata ormai quasi completamente sostituita dalla sicurezza in sé stessi e dalla fiducia nel futuro. Alcuni cavalieri della strada, chi più spavaldamente e chi ancora un po' timoroso ma dei regolamenti, provarono ad uscire dal proprio buco. Si inventarono le scuse più assurde per un'uscita in strada, nuovi parenti, passeggiate (a piedi!) nei boschi, visite al maniscalco per manutenzioni fino a quel momento trascurate...
Insomma, quel sessantunesimo giorno, le strade rividero i cavalieri della strada. Non moltissimi, in realtà, ma nemmeno pochi, e la cosa strana era che nessuno ne fosse stupito.
C'era anche lui, anche se un po' incerto perché le sanzioni previste dalle leggi speciali erano molto pesanti, così quando passò davanti ai guardiani della legge il suo cuore saltò un paio di battiti ma loro... non lo avevano nemmeno considerato. E più s'inoltrava verso le più belle strade da cavalieri, più cavalieri incontrava e proprio in cima un'altra pattuglia di guardiani lo ignorò sia all'andata sia al ritorno.
Ormai era convinto, la sua mente era tornata sgombra dai nuvoloni del terrore, la paura era sconfitta e stava tornando la normalità. Finalmente avrebbe potuto rivivere come prima, anzi, meglio di prima, perché tutto quanto è successo in quei sessanta giorni non può non aver insegnato qualcosa a tutti.
Finisce così il sessantunesimo giorno e finisce anche la prima forma di disobbedienza civile messa in pratica da alcuni cavalieri e assecondata da chi rappresenta l'obbligo di obbedienza.
Al rientro i cavalieri ricevono la notizia che un altro cavaliere, di un altro ordine, anzi una cavaliera, ha finito anche lei un'epoca di privazioni, un'epoca molto più lunga fatta di restrizioni molto più pesanti.
Alla notizia fanno seguito reazioni di gioia e espressioni di sollievo; ma c'è anche chi esprime, sempre più forte, odio verso chi ha corso il rischio che succedesse quel che è successo (e anche di peggio) solo per aiutare chi riteneva ne avesse bisogno, chi si lamenta dei costi che ciò ha comportato, addirittura chi sostiene che le scelte della cavaliera fossero dettate da discutibili gusti sessuali...
A quel punto i cavalieri, tutti, di qualsiasi ordine, capirono che tutto stava ritornando come prima e non riuscirono ad esserne felici.