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martedì 27 novembre 2018

Easy Rider, alla Reggia di Venaria

Sarà che in linea di massima mi piacciono le mostre, sarà che in questo caso la location sarebbe di per sé sufficiente ma la mostra Easy Rider mi è piaciuta molto.
È da considerarsi una mostra storica, un riassunto del passato motociclistico, quello composto dall'insieme di vari frammenti presi ognuno dal cuore di qualche motociclista, condito con qualche sorpresa non sempre nota a tutti ma che spesso fa riaffiorare splendidi cimeli sepolti nel giardino dei ricordi.

Con la mostra Easy Rider, la motocicletta è, sì, la protagonista ma soprattutto è il trait d'union tra tutti gli argomenti trattati: arte, estetica, etica, cultura, storia, mito... al punto che il sottotitolo, Il mito della motocicletta come arte, risulta molto riduttivo.

Oltre ad una sala dedicata a un gran numero di foto a tema, nove sale raccolgono e interpretano altrettante declinazioni del concetto motocicletta:
  • Stile, forma e design italiano;
  • Il Giappone e la tecnologia;
  • Mal d’Africa;
  • La velocità;
  • Sì, viaggiare;
  • London Calling;
  • Il Mito americano;
  • Terra, Fango e Libertà;
  • La moto e il cinema.
Non voglio anticipare troppo ma non posso non elencare ciò che mi ha toccato il cuore, come alcuni modelli, tra cui quella che io considero LA moto, la Honda CB 750 Four, oppure l'Africa Twin con cui Roberto Boano è giunto 11° alla Parigi Dakar, la Ducati di Casey Stoner o la MV Agusta di Giacomo Agostini...
Che dire delle italiane, delle giapponesi, delle inglesi e delle americane? Niente. C'è solo da restare estasiati davanti ai modelli esposti e alla chiarezza con cui si possono apprezzare le differenze tra le varie culture alla base delle diverse produzioni, quelle differenze che ci permettono di essere tutti diversi nel nostro sentirci tutti uguali, tutti parte di un mondo fatto di strana meravigliosa gente.
Si sa quanto sia evocativa l'immagine in movimento e chi ha allestito la mostra doveva averlo ben chiaro, così la sala dedicata alla motocicletta nel cinema è stata lasciata per ultima, la più importante. Alcuni tra i più bei film dove la moto è protagonista o co-protagonista risvegliano istinti mai sopiti: il viaggiare, la ricerca della libertà, la solitudine, la condivisione, la corsa verso l'ignoto, la sfida e il rischio.
Peccato per l'inserimento di titoli che solo incidentalmente hanno a che vedere con la moto e praticamente nulla con il suo mondo (gli Aristogatti? Ma allora perché non Mototopo e Autogatto? Va beh...) mentre altri annullano la distanza tra il mito e la storia mescolandoli in modo entropico, lasciando lo spettatore in uno stato in cui il piacere del ricordo, il desiderio di partire e il senso appartenenza si confondono.
E intanto l'anno prossimo Easy Rider, il film, compirà 50 anni e nessuno può affermare che non siano molto ben portati.

Una mostra che consiglio a chiunque nutra un minimo interesse almeno per una tra le seguenti materie: motociclismo, arte, storia, fotografia, mito.

L'unica pecca è nella presentazione dell'evento: la declinazione di un vecchio detto in Quattro ruote trasportano il corpo, due scaldano l‘anima. È tanto brutto e forzato quanto bello e poetico è, invece, l'originale: Four strokes move the body, two strokes move the soul. Che importa se non tutti lo capiscono: nemmeno Mattina di Ungaretti è compreso da tutti. D'altra parte non è sempre obbligatorio.

domenica 11 novembre 2018

The best in show

No. Non ci sono andato.
Lo ammetto, i saloni non mi piacciono. Con SMAU è successa la stessa cosa: per il mestiere che faccio dovrebbe essere un obbligo, per me, ma ormai da trent'anni lo evito come la peste.
L'EIFMA... ops... EICMA, non mi attira più. Se vado in cerca di informazioni circa le novità di un qualsiasi argomento, voglio poter avere qualcuno con cui parlarne, gli spazi per poter apprezzare quanto esposto e, soprattutto, tutta la calma e la tranquillità del caso.
Così non ci sono andato ma... lungi da me l'essermene disinteressato. Devo ammettere che, visto da fuori, l'EICMA è ancora più interessante. Certo, non tocchi con mano ma quello, quando hai individuato ciò che ti interessa, lo puoi fare da un qualsiasi concessionario, avendo a disposizione una persona solitamente preparata che può dirti tutto ciò che vuoi sapere sul quel mezzo (non assunta a tempo determinato per un evento).

Quest'anno è stato particolarmente difficile, per me, individuare una novità in grado di generare un particolare interesse che andasse al di la dello stupore iniziale o dell'estasi generata da modelli irraggiungibili (o comunque non fatti per me) come la Ducati Panigale V4 R o la MV Agusta Brutale 1000. Per me sarebbe come parlare di Charlize Theron e Adriana Lima pensando di parlare di donne. Torniamo alle moto accessibili, utilizzabili (ripeto: almeno per me).
Ducati Panigale V4 R
MV Agusta Brutale 1000
Tra le altre (tutte interessantissime, per carità!) c'erano Yamaha Ténéré 700, Guzzi V85TT, un po' di Morini, Benelli e Aprilia (tanto per rimanere in Italia), KTMHusqvarna e Kavasaki ma... niente che stuzzicasse la mia curiosità. Mi è parso come se le uniche novità fossero i colori, e le sovrabbondanti plastiche.
Yamaha Ténéré 700
Kawasaki Z400
Moto Guzzi V85TT
Una piccola eccezione la farei per un piccolo stand italiano: Energica, che ha presentato Bolid-e, una moto elettrica intrisa di elettronica grazie alla collaborazione con Samsung. Non mi piace la coda tagliata ma forse è ancora presto per pensarci come a un'eventualità.

Bolid-e di Energica

Ho deciso, allora, di guardare ad un settore troppo spesso dimenticato: quello della seconda moto, non quella per i lunghi viaggi o che si acquista dopo molti sacrifici per coronare un sogno ma quella che non compreresti mai come prima moto però in grado di dare grandi soddisfazioni e divertimento.

Honda CB500X
So che qualcuno sta già pensando a Himalayan, di Royal Enfield... ebbene no. Per quanto sia certamente ammirevole, la mia attenzione è caduta su un'altra moto: Honda CB500X.

Sarà una sigla evocativa come CB, sarà la certezza offerta da un marchio come Honda, la nuova CB500X mi ha incuriosito molto, così mi sono informato, scoprendo una moto adatta alla strada come all'off-road, versatile e abbastanza potente da garantire un buon divertimento.

Ecco, per me è questa la best in show 2018. Per me.

CB: la potenza di una sigla

La prima, più famosa, è la Honda CB750, oggi un vero e proprio mito. Poi sono seguite tante, tantissime CB, in tutte le categorie e con molte declinazioni. Io stesso sono stato il felicissimo proprietario di una magnifica CBX550F rossa.

Ma che cosa significa CB?

Se lo sono chiesti in tanti e qualcuno ha osato delle ipotesi, tra le quali vi riporto: City Bike, Cross Beam, Citizen's Bike e anche il giapponese Chokusetsu Baiku (Moto personale). Niente di tutto questo.

CB è semplicemente la sigla immediatamente successiva a CA, utilizzata per modelli ormai introvabili come la CA71, che a sua volta aveva fatto seguito ai modelli indicati con la sola lettera C, come la C100 Super Cub.

Arrivati allo studio della 750, la prima ad essere indicata con il prefisso CB, la sequenza di sigle si è fermata, di fronte al successo ottenuto da quel magnifico modello, anch'esso quasi senza tempo.


Honda C100 Super Cub

Honda CA71

Honda CB750