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sabato 28 marzo 2020

Chi è il motociclista?

Volevo scrivere due righe su noi, motociclisti, prendendo spunto dalla diatriba che periodicamente si presenta, al bar come nei gruppi Facebook, su chi siano, veramente, i motociclisti, se siano quelli con la moto e la giacca di pelle o quelli con la cartina in mano, se debbano cambiare o possano farne a meno, se conti di più il numero delle ruote o quello che c'è dentro il casco...

Poi è successo quel che è successo alla nostra amica Elvira ed è saltato tutto, ho dovuto combattere con me stesso per non scrivere subito di lei ma sapevo che dal mio stato d'animo ne sarebbe uscito un pezzo triste, che non l'avrebbe in alcun modo rappresentata.

Infine, elaborato in qualche modo l'accaduto, eccomi qui a partire proprio dalla sua figura per tratteggiare quello che è il motociclista, per me.

Partiamo da lei: Elvira amava sopra a tutto la sua libertà ma era pronta a rinunciarne a una parte per condividerla in gruppo. Poi amava stare con gli altri, tutti gli altri senza distinzioni.

Amava il mare e sapeva farsi portare dal vento in barca come in moto.

Amava essere parte attiva del gruppo e, al tempo stesso, essere indipendente.

Parafrasando Battisti, si potrebbe scrivere che "con una fascetta in mano faceva miracoli".

Infine, amava la sua moto ma dopo tanti discorsi fatti insieme, dopo qualche centinaio di km davanti a una birra o a un bicchier di vino, posso dire che quella era l'ultima delle sue preoccupazioni. Prima veniva quanto elencato sopra.
Elvira era una vera biker da sempre, non solo perché cresciuta in sella ad una moto ma per quelli che erano i suoi valori.

Così come Elvira, un motociclista ama la sua libertà e ama anche condividerla con gli altri; come ho scritto in un altro post, uscire insieme ad altri spesso significa rinunciare a molto. Io amo uscire da solo ma, non saprei spiegarne il motivo, uscire con lei era anche meglio: il suo atteggiamento non ti metteva solo a tuo agio sempre ma ti predisponeva ad essere altrettanto ben disposto a rinunciare a qualcosa per il bene comune.
No, con lei non mi sono mai trovato a dover tollerare qualcosa né, credo, a dover essere tollerato: la tolleranza è un atteggiamento negativo, che viene sempre al seguito dell'insofferenza. È per questo che il motociclista non tollera: accetta o non accetta, senza insofferenza ma con positività.

Il motociclista, come Elvira, ama anche riconoscersi e confrontarsi con i suoi pari ma senza ambizione di primeggiare (quelli sono i piloti, altra categoria) e soprattutto riconoscendo sempre e comunque il motociclista che c'è nell'altro, non dal suo ferro ma dal suo atteggiamento: non è importante che cosa guidi ma come affronti il viaggio, Elvira restava una motociclista anche col timone della barca in mano.

Il motociclista ama, sì, la propria moto ma più in generale ama la moto. Anche la tua, anche se non ha gli stessi cavalli, la stessa forma, lo stesso stile e (qui mi rendo conto che qualcuno chiuderà questa pagina) perfino se è uno scooter di plastica, con 30 cavalli e senza le marce. Perché la moto non è il ferro ma un atteggiamento, un modo di intendere la vita.

Ecco il motociclista è un po' come Elvira.

lunedì 9 marzo 2020

La moto al tempo del virus

Il fatto che io la consideri poco più di una banale influenza non ha mai contato nulla: mica sono un virologo!
Però... però...

I danni, non solo in termini di salute e di vite umane, iniziano a vedersi e quindi è giunto il momento, anche per noi che di virus non ne sappiamo nulla (se non attaccano il nostro computer) di fermarci un momento e fare due ragionamenti sulla situazione in cui ci troviamo.

Ormai le zone rosse coprono una parte importante della popolazione italiana e anche mondiale. Il resto d'Italia è ormai quasi tutto in zona arancione.
Che cosa significa? Beh... lo avete visto tutti: da una parte le strade vuote, i locali chiusi o più vuoti delle strade, fenomeni di panico e isteria sempre più diffusi, dall'altra un enorme numero di persone che si comporta come se niente fosse.

Io sono un (piccolissimo) imprenditore e per lavoro sento i responsabili di molte altre aziende e vi posso dire che andando avanti così finiamo per sbattere forte, molto forte contro una crisi che ha pochi precedenti nella storia.

Che cosa c'entra la moto?

C'entra, come qualsiasi altra abitudine a cui facciamo fatica a rinunciare, anche se solo per un po'.
Non attenersi alle direttive che sono state emanate allo scopo di contenere la diffusione di questa malattia, oltre a essere illecito (ma per molti di noi le leggi riguardano gli altri, si sa), è assolutamente irresponsabile.

Le aziende, chi prima chi dopo, stanno mettendo in piedi sistemi per il telelavoro, in modo da ridurre il numero di persone presenti contemporaneamente in un ambiente e, soprattutto, sperando di tenere fuori dai propri uffici e dai propri reparti il virus, consce del fatto che un solo caso può velocemente diffondersi, perché pare essere proprio questa la caratteristica di questo virus, la velocità, mettendo in ginocchio la produzione o la gestione.

Molte piccole realtà stanno iniziando a tremare perché se, dopo gli acquisti compulsivi dell'inizio, la gente non esce non consuma, non compra e il mercato si ferma.
Oggi in mezza Italia non possono aprire i pub e non potranno almeno fino al 3 aprile. Le palestre sono praticamente chiuse... denaro che non gira mentre i costi fissi restano. Quanti ce la faranno?
Per far fronte a tutto questo, io credo che qualche giro in moto può aspettare tempi migliori.

È vero che un giretto non fa male a nessuno, soli nel proprio casco e ben protetti dai propri guanti... ma, intanto, a far benzina, per bere anche solo un po' d'acqua, per qualsiasi motivo, da qualche parte ci si ferma e con qualcuno si interagisce.

Non voglio poi pensare a che cosa succederebbe in caso di una stupida scivolata: l'ambulanza che ci viene a prendere, è disponibile come al solito? E una volta al pronto soccorso, potremo contare sulle solite attenzioni? E quelle attenzioni, a chi le avremo sottratte? E in casi più gravi, troveremo disponibilità in rianimazione? Forse al posto di un altro?

Se stiamo tutti a casa, forse in poco tempo ne usciremo e sarà primavera inoltrata. Usiamo questo brutto periodo per mettere a punto la nostra moto, laviamola, ingrassiamo le parti che ne hanno bisogno, poi progettiamo bellissimi giri per quest'estate ma... vi prego: stiamo a casa per un po'.