lunedì 9 marzo 2020
La moto al tempo del virus
Però... però...
I danni, non solo in termini di salute e di vite umane, iniziano a vedersi e quindi è giunto il momento, anche per noi che di virus non ne sappiamo nulla (se non attaccano il nostro computer) di fermarci un momento e fare due ragionamenti sulla situazione in cui ci troviamo.
Ormai le zone rosse coprono una parte importante della popolazione italiana e anche mondiale. Il resto d'Italia è ormai quasi tutto in zona arancione.
Che cosa significa? Beh... lo avete visto tutti: da una parte le strade vuote, i locali chiusi o più vuoti delle strade, fenomeni di panico e isteria sempre più diffusi, dall'altra un enorme numero di persone che si comporta come se niente fosse.
Io sono un (piccolissimo) imprenditore e per lavoro sento i responsabili di molte altre aziende e vi posso dire che andando avanti così finiamo per sbattere forte, molto forte contro una crisi che ha pochi precedenti nella storia.
Che cosa c'entra la moto?
C'entra, come qualsiasi altra abitudine a cui facciamo fatica a rinunciare, anche se solo per un po'.Non attenersi alle direttive che sono state emanate allo scopo di contenere la diffusione di questa malattia, oltre a essere illecito (ma per molti di noi le leggi riguardano gli altri, si sa), è assolutamente irresponsabile.
Le aziende, chi prima chi dopo, stanno mettendo in piedi sistemi per il telelavoro, in modo da ridurre il numero di persone presenti contemporaneamente in un ambiente e, soprattutto, sperando di tenere fuori dai propri uffici e dai propri reparti il virus, consce del fatto che un solo caso può velocemente diffondersi, perché pare essere proprio questa la caratteristica di questo virus, la velocità, mettendo in ginocchio la produzione o la gestione.
Molte piccole realtà stanno iniziando a tremare perché se, dopo gli acquisti compulsivi dell'inizio, la gente non esce non consuma, non compra e il mercato si ferma.
Oggi in mezza Italia non possono aprire i pub e non potranno almeno fino al 3 aprile. Le palestre sono praticamente chiuse... denaro che non gira mentre i costi fissi restano. Quanti ce la faranno?
Per far fronte a tutto questo, io credo che qualche giro in moto può aspettare tempi migliori.
È vero che un giretto non fa male a nessuno, soli nel proprio casco e ben protetti dai propri guanti... ma, intanto, a far benzina, per bere anche solo un po' d'acqua, per qualsiasi motivo, da qualche parte ci si ferma e con qualcuno si interagisce.
Non voglio poi pensare a che cosa succederebbe in caso di una stupida scivolata: l'ambulanza che ci viene a prendere, è disponibile come al solito? E una volta al pronto soccorso, potremo contare sulle solite attenzioni? E quelle attenzioni, a chi le avremo sottratte? E in casi più gravi, troveremo disponibilità in rianimazione? Forse al posto di un altro?
Se stiamo tutti a casa, forse in poco tempo ne usciremo e sarà primavera inoltrata. Usiamo questo brutto periodo per mettere a punto la nostra moto, laviamola, ingrassiamo le parti che ne hanno bisogno, poi progettiamo bellissimi giri per quest'estate ma... vi prego: stiamo a casa per un po'.
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Ci vuole senso di responsabilità e serietà. Questo non è un gioco.
RispondiEliminaIl tuo appello è pienamente condivisibile. Avremo tempo di dedicarci alla nostra passione più avanti.
RispondiEliminaCredo che queste parole risuonino nella mente di tutti, anche in quelle bacate che non riescono a pensare che, che più siamo a rimenare a casa, più presto potremo risalire in moto e magari, trovarci da qualche parte, sconosciuti come sempre, a raccontarci che ..... TUTTI INSIEME CE L'ABBIAMO FATTA !!!
RispondiEliminaSeguiamo le regole, che non è vero che son fatte per essere disattese, se le seguiamo ne usciremo... buona giornata a tutti. LAMPSSSS