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giovedì 7 giugno 2018

Elogio del giro in solitudine

Ci sono attività che devi fare da solo e altre che, da solo, non le puoi proprio fare.
Poi ci sono le attività che danno piacere e si ritiene che ne diano di più se condivise con qualcun altro; attività come mangiare, bere, fare sesso... e anche viaggiare, farsi un giro in moto.

Ma non è sempre vero.
Innanzi tutto, qualcun altro non può e non dev'essere qualsiasi altro ma qualcuno con cui ci piace condividere proprio quell'attività, poi, in ogni attività ci sono aspetti che è possibile cogliere solo in solitudine.


Chiunque abbia fatto un giro, un bel giro in moto sa bene che, viaggiando, la solitudine comporta dei vantaggi reali: potersi fermare tutte le volte che lo si desidera (e soltanto quelle); scegliere dove fermarsi e che cosa visitare senza dover mai scendere a compromessi; essere in qualche modo invogliati a socializzare con gli indigeni.

A volte la solitudine si trasforma in nuove amicizie che, quasi sempre, durano il tempo di una birra, o al più di una sera, ma che spesso ti arricchiscono molto di più dello stesso periodo passato con chi conosci già bene.

Le statistiche dicono che sempre più persone viaggiano da sole. Io credo che sia dovuto al fatto che il tempo per viaggiare sia sempre meno, quindi si tenda a passarlo con la persona con cui si sta meglio e, spesso, questa persona è sé stessi. D'altra parte, non credo che Jean Paul Sarte abbia scritto la frase L'inferno sono gli altri riferito ai momenti in cui si trovava da solo a fare ciò che più gli piaceva fare.

Capisco che non sia così semplice accettare un concetto che porta in sé così tanto egoismo ma che viaggiare da soli sia vantaggioso è un dato di fatto facilmente dimostrabile da un principio che potete verificare anche voi, ripensando a tutti i giri in moto che avete fatto: il numero dei contrattempi, durante un viaggio, è direttamente proporzionale al numero dei partecipanti. E all'aumentare dei contrattempi, si sa, diminuisce il piacere.


Qualcuno potrà obiettare che i migliori viaggi li ha fatti con il/la partner, con un amico, insomma con qualcuno con cui sta bene. E ha ragione, è senza dubbio così, però sta confondendo il viaggio, il giro in moto, con la meta, lo scopo del viaggio. Se vado con la mia fidanzata a Parigi per vivere con lei la romantica atmosfera parigina, o se vado con il mio amico nel Verdon per girare tra le sue famose gole, il viaggio sarà solo il mezzo che mi permette di fare altre cose che è bello fare con qualcuno: flirtare, visitare... Ma il viaggio, il piacere del viaggio, ne avrà risentito: per andare a Parigi magari sarei passato da una mezza dozzina di colli fermandomi solo per pisciare, invece con la morosa devo cercare strade dai fondi non troppo dissestati e che mi permettano di non tenerla troppo a lungo sulla moto; quando vado nel Verdon amo fermarmi in due o tre posti, un po' fuori strada, a chiacchierare con la gente del posto ma al mio amico interessa dedicare più tempo al Verdon: non ci è mai stato!
Sia il viaggio a Parigi sia quello a Castellane mi avranno portato a esperienze meravigliose e irripetibili ma diverse da quelle che avrei avuto da solo.

Nessuno sa che cosa avrei provato a Parigi, né che cosa sarebbe successo nel Verdon se ci fossi andato da solo. Magari, potendo decidere di fermarmi ovunque io trovi qualcosa che mi piace, non sarei nemmeno arrivato a Parigi. Chissà, conoscendolo ormai così bene, forse non mi sarei fermato nel Verdon ma convinto da un panorama o da un volto incontrato per caso, avrei provato nuove strade...

È chiaro che non posso sostenere che a Parigi o nel Verdon sarebbe stato meglio da solo piuttosto che in compagnia ma, estrapolando e analizzando il solo viaggio dalle esperienze che ho portato ad esempio, il discorso cambia.

In fondo, se è vero che viaggiare è quella cosa che molti sognano di fare terminata la vita lavorativa, quando saranno liberi, è perché il viaggio ha la libertà in sé e la libertà è una cosa che dev'essere condivisa con gli altri, quindi: più siamo, meno ne abbiamo.