Bene, torniamo al giro che, finalmente, ho portato a termine. La foratura (alla fine di questo si è trattato) mi ha portato ad ottimizzare ancora il giro, lasciando solo le parti migliori.
Dividiamo il giro in due giorni: durante il primo attraverseremo i più bei passi non di frontiera del nord del Piemonte, nell'area intorno alla Val Sesia, il secondo giorno percorreremo uno dei miti delle Alpi, il Mottarone, poi ci sposteremo in Val d'Aosta, per fare due o tre colli nel cuore della regione, nei posti dove Heidi, sicuramente, vive ancora. E, secondo me, anche suo nonno.
Primo giorno: da Quincinetto (TO) a Pella (NO)
La partenza da Quincinetto, così come l'arrivo a Nus, è dettato dal fatto che, come ormai sapete, io parto da Cuneo. Di fatto si può partire da qualsiasi punto ci permetta di arrivare a Oropa, da cui iniziare la salita verso la galleria della Rosazza. Ma torniamo un attimo indietro: da Quincinetto a Oropa, se non vi volete annoiare, assicuratevi di prendere per la strada provinciale 500: farete un ottimo riscaldamento per affrontare la Rosazza. Infatti la strada che porta alla galleria è stretta e tortuosa, sempre divertente e non troppo pericolosa. In due o tre punti l'asfalto lascia il posto, per qualche decina di metri, alle grosse lastre di pietra con cui erano lastricati i ponti: consiglio di passarci con molta calma. La velocità media è molto bassa, così la cima si fa attendere ma i panorami che si presentano dopo ogni curva riescono a riempire bene il tempo.
Prima di arrivare alla galleria si può vedere, sulla sinistra, il santuario di Oropa dall'alto.
Il Santuario di Oropa dalla Rosazza | La galleria della Rosazza | La locanda dopo la galleria |
La discesa dalla galleria |
Dall'altra parte un nuovo panorama mozzafiato e, soprattutto, una bella locanda subito dopo la prima curva.
La discesa non ha nulla da invidiare alla salita: stesso divertimento. Arrivati a Rosazza si inizia a salire per il belvedere di Zegna/Bielmonte: un lungo percorso sul fianco della montagna, da cui godere costantemente del belvedere a destra e della montagna a sinistra.
Panorama da Zegna/Bielmonte |
La chiesa di Breia |
È l'ora di pranzo, arrivati alla chiesa che vedete qui nella foto (occhio: ci arrivate da dietro!), fermatevi, costeggiate la chiesa sulla sinistra e arriverete ad un piccolo ristorante del quale non ricordo il nome ma solo l'ottimo pasto.
Il lago d'Orta dal passo della Colma |
Antico Albergo Alzese |
Perfettamente ristrutturato offre agli ospiti gentilezza, pulizia, silenzio... e prezzi contenuti. Prenotate, però.
Per la cena si può scendere un chilometro e raggiungere il lungolago di Pella, di fronte all'isola di San Giulio. Anche qui un consiglio ce l'avrei: percorrete ancora un altro chilometro tenendo il lago a destra e troverete una magnifica terrazza sul lago, ottimo cibo e ambiente molto gradevole (almeno in bassa stagione!): l'Imbarcadero.
Ottima cenetta con ottima birra locale, poi a letto presto, che domani la strada è ben più lunga di oggi.
Secondo giorno: da Pella (NO) a Nus (AO)
Bisogna partire presto: aggiriamo il lago d'Orta da nord, attraversando anche Brolo, il paese dei gatti, subito prima di Omegna. Dopo Omegna, svoltiamo a sinistra seguendo le indicazioni per Agrano, che coincidono con quelle per il Mottarone. Da qui si sale, si sale, si sale... fino agli oltre 1.400 metri della cima.
Nonostante sia una delle cime meno elevate delle Alpi, è forse quella che offre il miglior panorama in assoluto, sui sette laghi che la circondano.
Vedute dal Mottarone |
Pulizia strade a 1.600 mt, sullo Tzecore |
Fondovalle e Monte Bianco andando verso il Colle di Joux |
A questo punto si può scegliere di proseguire fino a Saint Vincent, oppure di tornare indietro fino a Challand Saint Anselme per raggiungere un passo in più: il Colle di Joux. Io ho optato per questa seconda possibilità, fermandomi a Challand Saint Anselme per un panino, e poi ripartire verso Arcesaz e Brusson. Lo spettacolo che offre il Colle di Joux, oltre a ricordare veramente il mondo di Heidi, comprende tutto il fondo valle e, sullo sfondo, il massiccio del Monte Bianco. Scusate se è poco.
Arrivati, da una parte o dall'altra, a Saint Vincent, si prosegue sulla destra per Champlong e si ricomincia a salire, per arrivare a Torgnon, quindi al Col de St Pantaléon.
Aspettatevi, dietro ogni curva, di trovarvi improvvisamente davanti ad una vista impareggiabile: il Cervino. Mi ha lasciato senza fiato, lo ammetto. Mi sono dovuto fermare per ammirare.
Il cervino dal Col de St Pantaléon
Ancora pochissimi chilometri e si scollina, per scendere abbastanza rapidamente fino a Champagne, dove costeggiare l'autostrada fino a Nus o a Chatillon, come preferite, per entrare in autostrada e tornare a casa.
Due giorni in moto molto intensi e dai paesaggi che generano sensazioni diverse ma mai noiose: belvedere, laghi, cime, fondovalle, piccoli paesi...
Alla prossima.