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lunedì 30 luglio 2018

Giro di una notte di mezza estate

Questo post ha poche immagini perché di notte, si sa, è difficile fare belle foto.
È anche difficile trovare gente in giro in moto. A parte quelli che la usano per andare al bar... voglio dire che è difficile trovare gente in moto sulle Strade da Moto.

Stasera sono andato a cercare un po' di fresco al parco, a Cuneo, dove so di poter sempre contare sul mio spacciatore di fiducia. Di birra, intendo.

Mappa
Eppure faceva ancora caldo. Finisco la birra e mi dirigo verso la moto per tornare a casa. Guardo l'ora: le 20.00. Troppo presto. Decido di fare un tragitto un po' più lungo.

Con Nava prendo per Demonte per arrivare al Colle dei Morti (o della Fauniera). Lo so, salirò dal vallone dell'Arma ancora con la luce ma quando arriverò in cima il sole sarà già tramontato e dovrò scendere al buio, verso Caraglio attraverso la Valle Grana, dove per lunghi tratti il sole non riesce a far luce nemmeno di giorno.

La salita è divertentissima, incontro quasi nessuno; un cerbiatto mi attraversa la strada saltellando, le marmotte devono essersi già rintanate tutte. All'inizio più veloce poi, man mano che si sale, per forza di cose bisogna rallentare. Nel mio caso anche un po' di più, a causa delle mie vertigini.

Il fondo, purtroppo, negli anni continua a peggiorare senza che nessuno ci metta mai mano. Recentemente dev'essere passata una corsa ciclistica perché tutte le crepe dell'asfalto sono segnate con spray colorati. In certi punti la strada è così rovinata che sembra di passare su una tela di Jackson Pollock. Speriamo che presto ci passi di nuovo il giro d'Italia, così (forse) rifaranno l'asfalto.

Arrivo in cima in circa un'ora. Mi fermo e mi guardo intorno: ho superato qualche nuvola che ora vedo giù, nella valle, mentre del sole si intravede solo un po' di rossore verso ovest.

Inizio la discesa andando veramente piano perché non si riesce a capire lo stato del fondo, non si vede dove sono le buche e quanto sono profonde. Nava ormai è vecchiotta e la sua visione notturna non è più quella di una volta.
Viaggiando di notte, però, si incontrano molti più insetti e, spesso, molto più grandi. Dopo poco devo fermarmi a dare una bella pulita alla visiera ma... dura poco.

Giunto al Santuario di San Magno guardo l'ora: 21:27. Mi sembra che il più sia fatto ma non è proprio così: è vero che la strada si allarga un po' ma anche i boschi s'infittiscono e la visibilità scende ancora. Diventa un gioco con i propri riflessi e man mano che la velocità aumenta, il gioco si fa più duro e quando il gioco si fa duro... rallento.

Arrivato a Pradleves so che ormai la strada non riserva sorprese: bei rettilinei, ampi, e poche curve. In poco più di un quarto d'ora sarò a casa, a ripensare a questo giretto, improvvisato, e a capire che mi ha insegnato qualche cosa: guidando la moto di notte, sulle più belle Strade da Moto, non si vedono i panorami, questo è vero, però, specie se l'illuminazione è scarsa, si imparano almeno due cose: a reagire in tempi rapidi, e a controllare meglio lo sfintere.

domenica 22 luglio 2018

Storia di una scappata in Svizzera (pago io)

Avevo voglia di andare al fresco e il cuore delle Alpi mi sembrava una buona idea. Le previsioni del tempo mi hanno fatto invertire il senso del giro che avevo progettato ma... poco male: Aosta - Martigny - Interlaken per poi rientrare in Italia dal Sempione, dopo aver fatto un qualche altro bel passo come il Grimselpass e il Furkapass.

Il primo giorno lo considero uno spostamento verso il cuore della Svizzera, dove poi, rientrando, mi aspetto di trovare delle belle Strade da Moto.

Ad Aosta, il 21 luglio, alle dieci e mezza del mattino trovo 16 gradi. Mi fermo e mi metto i copri pantaloni e il maglione di lana per proteggermi dal freddo.

Imbocco il Gran San Bernardo e, come sempre, trovo il fondo perfetto, la strada che si stringe e il piazzale che appare improvvisamente, come al solito, ma questa volta, dopo un pallido sole, in una piccola nuvola che ci presenta il meteo che troveremo per il resto della giornata. Meno male che mi sono vestito meglio: siamo a 10 gradi.

Anche la discesa verso Martigny, tra freddo e nuvole, si presenta con la solita strada ampia e ben curata e… una gara in bici, in senso contrario al mio, con strada aperta al traffico. Bisogna prestare molta attenzione a chi sale perché a volte sorpassa un po’ spavaldamente le bici, invadendo la corsia di chi scende.

A Martigny, sulla sinistra, la montagna presenta la sua lunga e diritta cicatrice: la velocissima strada del Col de la Forclaz. Questa volta no, non la prendo. Tiro dritto.

Dopo un po’ di km senza infamia e senza lode, durante i quali tutto mi ricorda la mia ammirazione per la cura che gli svizzeri hanno per il loro territorio, si iniziano a vedere le indicazioni per Les Mosses e, man mano che si svolta di qua e di la, il tracciato si fa più divertente, fino a quando ci troviamo tra delle vigne su terrazzamenti a dir poco spettacolari.
Il Col des Mosses è dentro un piccolo paese che deve offrire molto d’inverno mentre ora è pressoché deserto.
La discesa è altrettanto divertente, anche se a causa dei lavori di ri-asfaltatura, ogni pochi chilometri un semaforo regola il traffico alternato: niente di grave, soste di uno o due minuti.

La strada, ad un certo punto, pur restando liscia si fa gibbosa, tanto che appare un limite a 50 km/h che, in effetti, sarebbe difficile da superare.

Passo a fianco dell’aeroporto di Gstaad: un'anonima striscia d’asfalto dove atterrano e ripartono i jet privati dei più ricchi del mondo. Qui svolto a sinistra, per il Saanenmöser, un colle che, andando, non lo si vede nemmeno... procedo, scendo fino a Thun e di li a poco mi trovo a costeggiare il lago che prende il nome dalla città: Thunersee. Non fosse per l’altra sponda, sembrerebbe di essere il Liguria, d’autunno inoltrato.

Giunto a Interlaken svolto a sinistra e inizio a salire verso Beatenberg dove ho prenotato per la notte, mentre il lago diventa uno specchio a fondo valle.
Quando scompare sono arrivato.
Questa mattina in realtà sono partito da casa e, per arrivare ad Aosta, un paio d’ore ce le ho messe tutte. È giunta l’ora di riposare.

L'albergo che ho trovato, il Regina, è onesto, la signora che lo gestisce è molto attenta e premurosa e mi mette subito a mio agio.
Un po' di riposo, due passi, una buona cenetta a base di gulash e formaggio locale, due appunti per scrivere questo post e poi a dormire.
Domenica mattina mi alzo presto: secondo le previsioni più tardi rischio un po' di pioggia nella zona di Interlaken.
Scendo da Beatenberg sotto una pioggerellina così fine e leggera che non sento nemmeno il bisogno dell'antipioggia.

Salendo non mi ero reso conto di quanto fosse accentuata la pendenza della strada e... nemmeno di quanto fosse bello il panorama sul lago.

Arrivato a Interlaken già non piove più e costeggiando l'altro lago, il Brienzersee verso (indovina un po'?) Brienz, spesso mi ritrovo al sole. I panorami sono stupendi. Più volte mi fermo a guardare e faccio qualche foto.
Un ponte chiuso per lavori manda in tilt me e il mio navigatore, che non ne vuole sapere di passare altrove. Non c'è niente di peggio di un testone come il mio navigatore. Anzi, c'è: io che voglio convincerlo... così perdo mezz'ora girando per amene stradine tra mucche e caprette (ma dov'è Heidi?) trovandomi sempre al punto di partenza, fino a quando mi sovviene che anche io ho un cervello e inizio a usarlo per cercare autonomamente la giusta alternativa alla strada chiusa.

Funziona.

Devo proprio smettere di affidarmi sempre ai computer. Lo so, io ci campo ma... mi faranno morire!

Il Chirchen / Lammi è un altro di quei passi che sai che esistono perché lo hai letto da qualche parte perché su strade così belle, passandoci... che quello sia un colle non te ne accorgi nemmeno.

Subito dopo, però, inizia la salita per il Grimselpass e, man mano che scorrono i km, i miei occhi e la mia bocca sono sempre più spalancati per lo stupore... quando inizio ad intravedere la cima ho la mandibola appoggiata al serbatoio.

Ho contato tre dighe spettacolari nel giro di poche centinaia di metri, in un tripudio di tornanti e curvoni, decine e decine di moto e, purtroppo, una nuvoletta proprio sulla cima, che non mi ha permesso di apprezzare i panorami, da entrambi i lati, che devono per forza di cose essere strepitosi. Già a meno di un km dalla cima, sia da una parte, sia dall'altra, quello che si vede ha dell'incredibile.
Scendendo, sulla sinistra si vedono risalire i tornanti di un altro passo eccezionale: il Furkapass, o Passo della Furka ma... anche questi finiscono nelle nuvole, così decido di rinviarne la visita e passare oltre, verso il Simplonpass, il Passo del Sempione.

La discesa verso Briga è la più bucolica delle strade che io abbia mai percorso, nella verdissima valle tra casette rigorosamente in legno, scuro, in un ambiente da... Heidi, ecco.

A un certo punto vengo raggiunto, e faccio passare, una bici che scendeva agli 80 all'ora. Giuro!
Ho faticato non poco a starle dietro, finché, a un certo punto, ha accelerato e mi ha staccato. Ho capito che era in corso un'altra gara ciclistica su strade aperte. Sono pazzi questi svizzeri!

In fondo alla discesa la gara gira a sinistra verso il Nufenenpass o Passo della Novena, io mi fermo a prendere un caffè, (leggi fare pipì) e quando riparto mi ritrovo a viaggiare con una moto italiana e, visto che procede attenendosi ai limiti e che io spesso mi trovo a superarli per distrazione, decido di accodarmi e percorriamo un bel pezzo di strada insieme.

Però io quella moto l'ho già vista... non ricordo dove ma l'ho già vista...

Mi avvicino e leggo sul bauletto ironmotoviaggi.blogspot.com... Ecco dove l'ho vista! Ho letto un po' di post sul loro blog! Quel bauletto con tutte quelle sigle di nazioni è inconfondibile!
Loro non lo sanno ma... è stato un piacere e un onore viaggiare con loro! Poi... davanti all'unica pattuglia della polizia che ho incontrato, sono passato entro i limiti, grazie a loro.

Quasi a Briga rallentano un po', così decido di passarli perché non vedo l'ora di affrontare il Sempione.
Non sapevo che cosa aspettarmi e ho trovato ciò che non mi aspettavo: una pista.
Una strada molto ampia, perfettamente levigata, fatta di curve veloci e con lunghi pezzi coperti o in galleria. Molto divertente.
Arrivato in cima, foto d'obbligo, poi mi butto giù, verso l'Italia. Un ultimo pieno di SP98 a Zwischbergen e poi si rientra in Italia e... si vede.
Dalla modalità biliardo la moto dev'essere reimpostata alla modalità enduro... talvolta trial.

I pochi km che mi separano dall'autostrada fanno montare in me la vergogna e l'arrabbiatura e mi obbligano a concludere male questo post.
Se c'è un procuratore nell'Ossola, per cortesia, indaghi sul tentativo di strage perpetrato da chi avendo la responsabilità della SS33 la lascia in quello stato.
C'è il limite dei 90 ma... consiglio di andare più piano, giocando ad evitare i buchi e a indovinare se il prossimo giunto di dilatazione sarà un alto scalino a scendere oppure a salire.

Tornerò da quelle parti, voglio rivedere il Grimselpass senza nuvole, voglio fare la Novena, la Furka e tante altre bellissime Strade da Moto della zona e mi piacerebbe trovare una SS33 un po' in ordine.
In fondo... pago io, paghi tu, paghiamo noi.

martedì 10 luglio 2018

Ogni viaggio lo vivi tre volte...

Alla partenza c'era un bellissimo sole e l'aria fresca del mattino ci accarezzava mentre l'asfalto scorreva sotto le ruote delle nostre moto...

Le marmotte sulla Maddalena e i bagnanti ai laghi di Le Lauzet e di Serre Ponçon e tanti, tanti motociclisti...

Le Gorges de la Méouge, il Col de l'Homme Mort... non me lo ricordavo così divertente! Sarà che l'altra volta l'ho fatto senza frizione!

:o)
Una cena semplice ma in ottima compagnia, nuovi amici, poi a letto, stanchi.

Ancora un'alba radiosa: ci aspetta il Mont Ventoux, qui a pochi chilometri.
Che salita e che vista! Aria fresca, sole tiepido e, soprattutto, niente vento. Che spettacolo!
Dell'Ardèche mi restano le fotografie da cartolina e tante canoe e gommoni... poi le meravigliose Gorges de la Nesque, la strada migliore per giungere a Monieux, a gustare buon vino e una speciale cena provenzale.
Poi lavanda, lavanda, lavanda e ancora lavanda. Negli occhi e nel naso. Non riesco a cancellarla dal naso, fino a che non arriviamo alle gole del Verdon, il ponte sull'Artuby, la Route des Crêtes, una cenetta tranquilla a Castellane, al Ma Petite Auberge...
E infine le Gorges de Daluis, quelle du Cians e il Turini...
Ma... aspetta... partiamo domani mattina... questa è solo la prima volta che vivo questo viaggio: quando ancora lo sogno.
Poi lo farò e, infine, lo rivivrò nella memoria.

lunedì 9 luglio 2018

In Francia agli ottanta

Molti automobilisti e motociclisti francesi sono sul piede di guerra a causa del nuovo limite di velocità imposto, seppur in via sperimentale, sulle strade secondarie a doppio senso di marcia dal 1 luglio e per 12 mesi: 80 km/h anziché 90.

Si tratta di un esperimento per capire di quanto può scendere il numero delle vittime su quella tipologia di strada che, nel 2016, è stato di 1.911 persone, cioè il 55% delle vittime su tutte le strade di Francia.

Il ministero conta di poter risparmiare 300-400 vittime all'anno... non sarebbe poca cosa, anche se, a mio modestissimo parere, molto di più si potrebbe fare ottimizzando i sistemi di protezione (guard rail), modificando i cartelli per le segnalazioni stradali con la sostituzione del ferro con la più flessibile plastica e, soprattutto, promuovendo fortemente una cultura che elimini l'uso di cellulari durante la guida e dall'alcool prima.
Tra un anno si potrà valutare se l'abbassamento di 10 Km/h di velocità sarà stato utile ma... non sapremo mai quanto avranno inciso altri fattori.

Considerato che il numero degli autovelox in Francia è in continua ascesa, che in Normandia stanno anche sperimentando quelli gestiti da privati e nascosti su macchine  anonime e visto anche il periodo, in cui pare che la polizia francese abbia un conto aperto con gli italiani, credo sia molto importante tenere presente questo nuovo limite, anche perché in Francia, superando il limite di oltre 30 Km/h, la sanzione può arrivare a 1.500 Euro da pagare subito, se si vuole ripartire con la propria moto, quindi, prima di rovinare completamente la propria vacanza è meglio pensarci bene.

Autovelox francese, portabile, denominato Alice,
protetto dagli atti di vandalismo con un corpo antiproiettile
che racchiude anche le ruote retrattili.