Ricerca nel blog

sabato 7 ottobre 2023

Un giretto intorno a Gap

Piccole strade per grandi soddisfazioni

Questo giro potrebbe essere fatto in giornata ma se si desidera goderne, allora consiglio di prendersi due giorni, per poterne gustare al meglio le tante emozioni che sa trasmettere in così pochi km.

Trovate l'itinerario completo qui, si tratta di un anello dove io ho scelto Borgo San Dalmazzo, in provincia di Cuneo, come punto di partenza e arrivo ma solo perché non è distante da casa mia. Anche i colli dell'Agnello e della Maddalena non sono altro che tappe di avvicinamento al cuore dell'itinerario, che si trova tra le Alte Alpi e le Alpi dell'Alta Provenza.
Chi arrivasse più da nord o da Sud potrà avvicinarsi attraverso altre strade, come il Monginevro o la Route Napoleon. Diciamo che la parte, per me, più interessante del giro potrebbe iniziare e terminare a Savines le Lac, sul lago di Serre Ponçon, ma solo perché, abitando dove abito, Agnello e Maddalena sono ormai tratte abituali, che non perdono mai il loro fascino, per carità, ma che percorro solitamente per raggiungere altri luoghi, altre strade.

Bando alle ciance. Ho avuto la fortuna di partire, in solitaria, al mattino di un sabato di fine settembre dove l'intero fine settimana era benedetto dal meteo. Direzione: Colle dell'Agnello.

L'Agnello non ha bisogno di presentazioni, un po' perché è il secondo passo (asfaltato) d'Italia per altitudine, un po' perché è una delle poche alternative rimaste per sconfinare in Francia per noi che abitiamo nel sud del Piemonte.

Domani sarà ottobre e presto il colle sarà chiuso, come di consueto, fino a giugno dell'anno prossimo; il freddo inizia a farsi sentire. I 10° in cima non pesano perché si è baciati dal sole ma al mattino la salita presenta lunghi tratti in ombra dove una maglia in più non darebbe fastidio.

La discesa francese è tutta al sole e mi porta verso le Gorge du Guil, da percorrere sempre con la dovuta calma in previsione della prima vera sosta a Guillestre, dove solitamente mi concedo un Café ou Lait et Croissant sulla piazzetta centrale, dove si incontra tanta strana meravigliosa gente.

Dopo la sosta, riparto verso Embrun tenendo la strada principale (N94) ma, per chi non l'avesse mai fatta, consiglio una piccola deviazione per St. André d'Embrun, per percorrere la D994D, conosciuta come Strada dei Balconi della Durance.

Giunti ad Embrun continuo per Savines le Lac e Chorges, sempre sulla N94, anche se potrei infilarmi sulla D9, che corre a nord del lago, godendo delle stupende viste che sa offrire dall'alto.

Poco dopo Chorges, lascio la N94 per prendere, sulla destra, la strada verso La Bâtie Neuve/La Bâtie Vieille, dove alla prima rotonda trovo già l'indicazione per il Col de Moissière, una strada non troppo larga ma nemmeno troppo stretta, dall'andamento dolce (pochi tornanti) e che sa offrire bellissimi panorami oltre che un ambiente bucolico, fatto di boschi e praterie dove scorrazzano (ben recintate) mucche e pecore in quantità.
Attenzione ai ciclisti: la strada, come molte di quelle previste da questo itinerario, non è solo apprezzata da noi motociclisti ma anche da loro e devo dire che, sarà la diversa educazione di entrambe le categorie ma, qui in Francia la convivenza è più facile.

Dopo una sosta al pianoro che c'è in corrispondenza del passo, proseguo sulla D213 fino a Ancelle, dove la strada diventa D13 e seguo il cartello, sulla sinistra, per il Col de Manse, su una strada non molto semplice ma scorrevole che mi porta, al Colle, al Rifugio Napoleon, per poi ridiscendere verso la N85, la celebre Route Napoleon, sulla quale attraverso il velocissimo Col Bayard e proseguo fino a trovare, sulla sinistra, l'indicazione per uno dei più bei passi di questo itinerario: il Col du Noyer che sale fino a 1.664 m. slm.

Il Col du Noyer è una strada stretta ma pulita e liscia, che si abbarbica con diversi tornanti e balconi sulla valle sottostante offrendo panorami eccezionali e richiedendo una guida tranquilla, sicura e precisa, oltre che un minimo di attenzione per chi viene in senso contrario.
Raggiungere il colle dà molta soddisfazione e, poche decine di metri prima, si può godere di una pausa con vista in una piccola area con tavola di orientamento.

La discesa mi porta, su una strada sempre più larga che circumnaviga lo spettacolare Massif du Devoluy, al Col de Rioupes che io, devo ammetterlo, ho superato senza accorgermene, forse perché non vedevo l'ora di provare il Col du Festre, del quale mi avevano parlato molto bene e che non avevo mai avuto il piacere di affrontare. Confermo le voci che mi erano arrivate: un colle molto divertente da guidare, una strada ampia e veloce, più che un colle... un'istigazione a delinquere. Andateci piano!

Grazie soprattutto alle numerose soste, il pomeriggio è ormai avanzato e le giornate, in questo periodo, si accorciano velocemente, così decido di fermarmi per passare la notte e scelgo Aspremont come tappa, aggiungendo un piccolo passo all'itinerario, il Col du Pignon, per raggiungerlo.

Ad Aspremont, la simpatica e gentilissima proprietaria del piccolissimo Auberge che mi ha ospitato mi ha consigliato di salire sulla cima che si trova proprio dietro la struttura, a 5 minuti a piedi, dove si trovano i resti del castello e una vista, tutt'intorno, impareggiabile (qui le coordinate).
Non perdetevelo, vi troverete immersi in un ambiente magico, che sa di storia ma anche di leggenda, di cavalieri e druidi...

Domenica mattina riparto verso casa, che raggiungerò attraverso il Colle della Maddalena, non prima di aver percorso un'altra serie di piccoli colli e passi, non sempre noti ma che, anche se a tratti più adatti alle bici che alle moto, vale veramente la pena di visitare.

Inizio con il Col de la Bachassette: ottimo asfalto su una strada stretta che mi accompagna verso il Col des Verniers, ancora più stretto, meno liscio e un po' più tortuoso, che a sua volta mi permette di raggiungere un passo che mi piace molto ma che, vuoi per la difficoltà, vuoi per il fondo, vuoi per il brecciolino, da alcuni è considerato una bestia nera delle stradine francesi: il Col d'Espréaux, che mi si è presentato, questa volta, in modo molto diverso rispetto ai miei passaggi precedenti: molti tratti con asfalto nuovo, assenza quasi totale di brecciolino e curve... no, quello sono le stesse di prima: tante, spesso cieche e, soprattutto scendendo verso il villaggio di Barcillonnette (non Barcelonnette!), impegnative.
Insomma: una strada da non perdere e da percorrere con calma, anche solo per godersi l'ambiente che definirei lunare che mi accompagna, specie vicino al passo.

Da Barcillonnette seguo l'andamento capriccioso della strada fino a scollinare, ancora una volta, sul Col de Foureyssasse, l'ultima strada da bici di oggi che mi porta dritto fino a Tallard. Oddio... ci sarebbe la possibilità di tagliare attraverso un'altra stradina ma credo di averne percorse abbastanza, di oggi, così continuo sulla D119 (non che sia un'autostrada!) fino all'aeroporto, per poi svoltare a destra, verso la rotonda su cui si affaccia l'autostrada A51, quella che spesso utilizzo per avvicinarmi velocemente al cuore della Provenza o alla Camargue.
Ovviamente non entro in autostrada ma prendo l'uscita subito prima, quella per Sisteron, puntando verso il Pont de la Saulce per proseguire sulla D4: il Col de Borne.

È una lunga alternativa alla solita strada che si percorre per tornare a casa, verso la Maddalena, tra Tallard e Espinasses, lunga ma molto, molto divertente e poco, poco battuta.
Dopo il Col de Borne proseguo sulla stessa strada (ce n'è una sola, non ci si può sbagliare) per attraversare il Col de Sarraut, più veloce e aperto, che mi riporta sulla strada principale, praticamente a Espinasses, dove svolto a destra verso il Colle della Maddalena che, come ho già scritto, mi riporterà a casa.

Un'ultima parola su questa strada, il Colle della Maddalena, per chiarire ciò che ho scritto in apertura: per noi piemontesi del sud è una strada un po' scontata, che, complice anche l'alto numero di camion in settimana, difficilmente annoveriamo tra le strade da fare ma devo dire che, ogni volta che la percorro, mi rendo conto di quanto sia bella e assolutamente consigliabile a chi, venendo da più lontano, è spesso attratto da altri più blasonati valichi verso la Francia.
È aperta praticamente 365 giorni l'anno e tutto il suo percorso, oltre ad essere un'ottima scuola di motociclismo, costituisce una strada che ci scodella verso Barcelonnette, dove, per proseguire, non c'è che l'imbarazzo della scelta: Col d'Allos, Col de la Cayolle, Col de la Bonette, Col de Vars, Col et Tunnel du Parpaillon... per non parlare delle strade che ho già elencato in questo post.