Dell'esperienza fatta, sott'acqua, mi sono rimaste, comunque, molte sensazioni positive e la voglia di tornare a ripercorrere un paio di quelle strade, magari al sole, e la curiosità di provarne una che ho saltato: il Passo di Gavia.
L'itinerario parte e finisce in Italia e prevede uno sconfinamento in Austria, anche su strade soggette a pedaggio ma niente paura, non siamo in Italia: con 5,10 euro acquistate la vignetta che vi permette di scorrazzare per 10 giorni con la vostra moto su tutte le strade dell'Österreich.
Partenza da Vipiteno (BZ) e arrivo a Ponte di Legno (BS) e tante belle strade nel mezzo.
Luogo |
Coordinate
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Vipiteno | N46.888822 E11.430643 |
Passo di Monte Giovo | N46.839710 E11.321434 |
Passo del Rombo | N46.905270 E11.096663 |
Finstermünz | N46.913479 E10.493193 |
Passo di Resia | N46.847777 E10.505437 |
Passo dello Stelvio | N46.528643 E10.453109 |
Passo di Gavia | N46.343479 E10.487289 |
Ponte di Legno | N46.261351 E10.511871 |
La prima strada che affrontiamo è un passo che, visti gli altri in sua compagnia di questo giro, sembra di riscaldamento ma è degno di tutto il rispetto: 2.100 mt e un percorso tra i boschi che mantiene alta l'attenzione per tutto il tempo: il Passo di Monte Giovo.
Durante il mio giro, dopo pochi chilometri una pioggerella fine ha battezzato una giornata fatta d'acqua e grandine ma, da quello che ho visto, il percorso è piacevolissimo sia a salire, da Vipiteno, sia a scendere verso San Leonardo e la folta vegetazione garantisce un viaggio fresco anche sotto il solleone.
Da queste parti siamo in Italia ma si parla orgogliosamente il tedesco. Così il rifugio che c'è sul piazzale in cima al passo reca la scritta Zimmer Restaurant Jaufenhaus. Se vi rivolgete in italiano il personale vi guarderà un po' come se foste dei piccoli, inutili e fastidiosi italiani e vi risponderà con un italiano ostentatamente stentato ma con il tono di chi si sta sforzando di spiegarvi che non potete capire.
Quasi una quarantina di tornanti tutti impegnativi, molti senza protezioni su vuoti impressionanti e viste mozzafiato (e io l'ho fatto sotto la pioggia e con scarsa visibilità!).
Sul lato italiano, i primi tornanti, stretti e veramente ardui, non devono spaventare più di tanto: il resto del percorso, pur non essendo mai da sottovalutare, è meno difficoltoso.
Le viste sono mozzafiato e, a parte i soliti spericolati, anche gli altri motociclisti si muovono con calma, non si sa se per prudenza o per godere della vista.
Oltre 230 moto classiche presentate in 3.000 mq: un'ottima occasione per far brillare gli occhi approfondendo la propria cultura dei motori.
- testimonianze archeologiche dimostrano che il passaggio era già noto almeno nel 300 a.c.;
- la difficoltà del lato italiano fa sì che l'accesso sia proibito a mezzi di grandi dimensioni (autobus e camion oltre i 10 mt.);
- l'esposizione a eventi meteorologici anche violenti consiglia di informarsi, prima di partire, circa le previsioni meteo (dopo questa esperienza aggiungerei "... per quel che può servire!").
Un centinaio di chilometri salendo verso nord attraverso la valle Ötztal (quella di Otzi, la Mummia del Similaun) e ridiscendendo verso sud sulla Reschenstrasse, la strada per Resia.
Arrivando da nord mi sono stupito quando ho letto il cartello 48° Kehre tornant, ma quando sono arrivato al cartello 1° Kehre il mio stupore si era, già da un po', trasformato in incredulità: tutti i tornanti sono simili, strettissimi e intervallati da rettilinei più o meno lunghi. Fino alla cima, praticamente, è come se non ci fossero curve, non ci sono vie di mezzo: tornante, rettilineo, tornante, rettilineo... in uno slalom che pare non finire mai ma che permette di salire di 1.230 mt in soli 5 km in linea d'aria (che sono la differenza d'altitudine e la distanza che separano il tornante 48 dal passo) in 16,7 km, quindi con una pendenza media di poco superiore al 7%.
Dopo aver pernottato, nonostante le previsioni sono ripartito sotto la neve. Purtroppo il meteo, così inclemente, ha rovinato anche il passaggio sullo Stelvio: la neve in terra e dal cielo, insieme al freddo e all'umidità che si accanivano ad appannarmi gli occhiali, hanno reso difficile e impegnativa la guida e non mi hanno permesso di apprezzare i panorami.
La discesa, verso Bormio, con la diminuzione della neve e l'aumento delle temperature, si è fatta man mano più semplice e gradevole.
Mi resta il ricordo di una strada incredibilmente impegnativa e interessante, lunga e faticosa ma che sa ripagare con viste e sensazioni che ho trovato in pochi altri posti, tra cui, poche ore prima, sul Passo del Rombo.
Giunti a Bormio non si può non vedere il cartello marrone che indica, a sinistra, il Passo di Gavia. Dopo essere sceso dallo Stelvio innevato e considerato che il Gavia è solo 100 mt più basso, ho deciso di tirare diritto e tornare mestamente a casa, promettendomi però di tornare, per assaporare, nuovamente e meglio, queste strade e per godere finalmente quei panorami che questa volta non sono riuscito a vedere.
Intanto, non fosse altro che per far dispetto al meteo, tutto ciò che ho visto e tutto ciò che ho immaginato ve l'ho raccontato lo stesso.
Passo di Monte Giovo
da Vipiteno fino a dove ho potuto filmare
Passo di Resia
Dal lago a Malles Venosta
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