Credo che si tratti di una forma di seduzione paragonabile a quella che una volta esercitavano sfide come le corride, la lotta libera o il pugilato... insomma, situazioni dove coraggio e capacità sono gli ingredienti per prove che mettono in gioco la vita stessa dello sfidante.
La TT (chiamiamola pure così, qui a destra il tracciato di oltre 60 chilometri) richiede molto coraggio ed enormi capacità e, senza dubbio, nel tempo si è presa il suo tributo di vite umane: tra il 1907 e il 2016 (con una pausa dal 1940 al 1945 compresi) sono morti in pista 143 piloti, un paio di spettatori e un commissario di gara, per non contare i più di cento morti sul tracciato mentre provavano al di fuori delle gare o delle prove ufficiali.
Gli ultimi due hanno terminato le loro corse sabato scorso: durante la gara dei sidecar il 27enne australiano Dwight Beare e, nel corso delle prove della Superstock, il cinquantenne Paul Shoesmith.
Messaggio dell'organizzazione |
Un passaggio della... pista |
Insomma, il rischio c'è e questi piloti, certamente animati da uno spirito incomprensibile ai più, lo affrontano con le sole protezioni disponibili, che ai 300 all'ora si rivelano quasi sempre inadeguate..
G. Agostini durante la gara del 1967 |
La corsa di Superbike di sabato ha visto il pilota irlandese Michael Dunlop, con la sua BMW S1000 RR, segnare il nuovo record dalla pista: 60,73 Km in 16 minuti 58 secondi e 254 millesimi, al secondo giro di sei che compongono la gara che, poi, ha vinto.
Michael Dunlop vola verso il nuovo record |
Quasi 215 Km all'ora di media su strada normale e con una moto praticamente di serie. Persino sulle piste di MotoGP si fatica a vedere questi numeri.
Sicuramente sono contestabili l'inutilità del gesto e la sua pericolosità ma, d'altra parte, le sfide sono spesso pericolose e raramente utili.
Per molti di noi per i quali la moto è una passione, questi non saranno eroi ma sicuramente leggende, esempi da non seguire.
Intanto godetevi l'impresa di Michael Dunlop, qui sotto.
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