Ricerca nel blog

giovedì 9 giugno 2016

Leggende



Il tracciato
È quanto di più distante ci possa essere dai miei concetti di motociclismo e di turismo: anche volendo, non avrei il fegato e nemmeno la stoffa per affrontare certe velocità, soprattutto su strade normali. Eppure la Isle of Man Tourist Trophy Race è l'evento motociclistico che mi affascina più di ogni altro.

Credo che si tratti di una forma di seduzione paragonabile a quella che una volta esercitavano sfide come le corride, la lotta libera o il pugilato... insomma, situazioni dove coraggio e capacità sono gli ingredienti per prove che mettono in gioco la vita stessa dello sfidante.

La TT (chiamiamola pure così, qui a destra il tracciato di oltre 60 chilometri) richiede molto coraggio ed enormi capacità e, senza dubbio, nel tempo si è presa il suo tributo di vite umane: tra il 1907 e il 2016 (con una pausa dal 1940 al 1945 compresi) sono morti in pista 143 piloti, un paio di spettatori e un commissario di gara, per non contare i più di cento morti sul tracciato mentre provavano al di fuori delle gare o delle prove ufficiali.

Gli ultimi due hanno terminato le loro corse sabato scorso: durante la gara dei sidecar il 27enne australiano Dwight Beare e, nel corso delle prove della Superstock, il cinquantenne Paul Shoesmith.


Messaggio dell'organizzazione

Un passaggio della... pista

Insomma, il rischio c'è e questi piloti, certamente animati da uno spirito incomprensibile ai più, lo affrontano con le sole protezioni disponibili, che ai 300 all'ora si rivelano quasi sempre inadeguate..

G. Agostini durante la gara del 1967
È bello sapere che, a tutt'oggi, a collezionare il maggior numero di vittorie è il nostro Giacomo Agostini, sulla sua (ma altrettanto nostra) MV Agusta: ben 10 vittorie, senza contare quella mancata per un soffio dove gli si è rotta la catena mentre, a fine gara, era in testa con 12 secondi di vantaggio sul secondo.

La corsa di Superbike di sabato ha visto il pilota irlandese Michael Dunlop, con la sua BMW S1000 RR, segnare il nuovo record dalla pista: 60,73 Km in 16 minuti 58 secondi e 254 millesimi, al secondo giro di sei che compongono la gara che, poi, ha vinto.

Michael Dunlop vola verso il nuovo record
Per capire meglio la portata dell'impresa, immaginate un posto a oltre 60 chilometri da dove vi trovate, raggiungibile per mezzo di una strada normale, condita da ottime curve, salite, discese, strettoie, case, alberi, marciapiedi... Ecco, ora immaginate di salire in moto e di raggiungere quel posto percorrendo tutti i 60 chilometri in poco più di un quarto d'ora.
Quasi 215 Km all'ora di media su strada normale e con una moto praticamente di serie. Persino sulle piste di MotoGP si fatica a vedere questi numeri.

Sicuramente sono contestabili l'inutilità del gesto e la sua pericolosità ma, d'altra parte, le sfide sono spesso pericolose e raramente utili.

Per molti di noi per i quali la moto è una passione, questi non saranno eroi ma sicuramente leggende, esempi da non seguire.

Intanto godetevi l'impresa di Michael Dunlop, qui sotto.

Nessun commento:

Posta un commento