Avevo voglia di andare al fresco e il cuore delle Alpi mi sembrava una buona idea. Le previsioni del tempo mi hanno fatto invertire il senso del giro che avevo progettato ma... poco male:
Aosta -
Martigny -
Interlaken per poi rientrare in Italia dal
Sempione, dopo aver fatto un qualche altro bel passo come il
Grimselpass e il
Furkapass.
Il primo giorno lo considero uno spostamento verso il cuore della
Svizzera, dove poi, rientrando, mi aspetto di trovare delle belle
Strade da Moto.
Ad Aosta, il 21 luglio, alle dieci e mezza del mattino trovo 16 gradi. Mi fermo e mi metto i copri pantaloni e il maglione di lana per proteggermi dal freddo.
Imbocco il
Gran San Bernardo e, come sempre, trovo il fondo perfetto, la strada che si stringe e il piazzale che appare improvvisamente, come al solito, ma questa volta, dopo un pallido sole, in una piccola nuvola che ci presenta il meteo che troveremo per il resto della giornata. Meno male che mi sono vestito meglio: siamo a 10 gradi.
Anche la discesa verso Martigny, tra freddo e nuvole, si presenta con la solita strada ampia e ben curata e… una gara in bici, in senso contrario al mio, con strada aperta al traffico. Bisogna prestare molta attenzione a chi sale perché a volte sorpassa un po’ spavaldamente le bici, invadendo la corsia di chi scende.
A Martigny, sulla sinistra, la montagna presenta la sua lunga e diritta cicatrice: la velocissima strada del
Col de la Forclaz. Questa volta no, non la prendo. Tiro dritto.
Dopo un po’ di km senza infamia e senza lode, durante i quali tutto mi ricorda la mia ammirazione per la cura che gli svizzeri hanno per il loro territorio, si iniziano a vedere le indicazioni per
Les Mosses e, man mano che si svolta di qua e di la, il tracciato si fa più divertente, fino a quando ci troviamo tra delle vigne su terrazzamenti a dir poco spettacolari.
Il
Col des Mosses è dentro un piccolo paese che deve offrire molto d’inverno mentre ora è pressoché deserto.
La discesa è altrettanto divertente, anche se a causa dei lavori di ri-asfaltatura, ogni pochi chilometri un semaforo regola il traffico alternato: niente di grave, soste di uno o due minuti.
La strada, ad un certo punto, pur restando liscia si fa gibbosa, tanto che appare un limite a 50 km/h che, in effetti, sarebbe difficile da superare.
Passo a fianco dell’aeroporto di
Gstaad: un'anonima striscia d’asfalto dove atterrano e ripartono i jet privati dei più ricchi del mondo. Qui svolto a sinistra, per il
Saanenmöser, un colle che, andando, non lo si vede nemmeno... procedo, scendo fino a
Thun e di li a poco mi trovo a costeggiare il lago che prende il nome dalla città:
Thunersee. Non fosse per l’altra sponda, sembrerebbe di essere il Liguria, d’autunno inoltrato.
Giunto a
Interlaken svolto a sinistra e inizio a salire verso
Beatenberg dove ho prenotato per la notte, mentre il lago diventa uno specchio a fondo valle.
Quando scompare sono arrivato.
Questa mattina in realtà sono partito da casa e, per arrivare ad Aosta, un paio d’ore ce le ho messe tutte. È giunta l’ora di riposare.
L'albergo che ho trovato, il
Regina, è onesto, la signora che lo gestisce è molto attenta e premurosa e mi mette subito a mio agio.
Un po' di riposo, due passi, una buona cenetta a base di gulash e formaggio locale, due appunti per scrivere questo post e poi a dormire.
Domenica mattina mi alzo presto: secondo le previsioni più tardi rischio un po' di pioggia nella zona di Interlaken.
Scendo da Beatenberg sotto una pioggerellina così fine e leggera che non sento nemmeno il bisogno dell'antipioggia.
Salendo non mi ero reso conto di quanto fosse accentuata la pendenza della strada e... nemmeno di quanto fosse bello il panorama sul lago.
Arrivato a Interlaken già non piove più e costeggiando l'altro lago, il
Brienzersee verso (indovina un po'?)
Brienz, spesso mi ritrovo al sole. I panorami sono stupendi. Più volte mi fermo a guardare e faccio qualche foto.
Un ponte chiuso per lavori manda in tilt me e il mio navigatore, che non ne vuole sapere di passare altrove. Non c'è niente di peggio di un testone come il mio navigatore. Anzi, c'è: io che voglio convincerlo... così perdo mezz'ora girando per amene stradine tra mucche e caprette (ma dov'è Heidi?) trovandomi sempre al punto di partenza, fino a quando mi sovviene che anche io ho un cervello e inizio a usarlo per cercare autonomamente la giusta alternativa alla strada chiusa.
Funziona.
Devo proprio smettere di affidarmi sempre ai computer. Lo so, io ci campo ma... mi faranno morire!
Il
Chirchen / Lammi è un altro di quei passi che sai che esistono perché lo hai letto da qualche parte perché su strade così belle, passandoci... che quello sia un colle non te ne accorgi nemmeno.
Subito dopo, però, inizia la salita per il
Grimselpass e, man mano che scorrono i km, i miei occhi e la mia bocca sono sempre più spalancati per lo stupore... quando inizio ad intravedere la cima ho la mandibola appoggiata al serbatoio.
Ho contato tre dighe spettacolari nel giro di poche centinaia di metri, in un tripudio di tornanti e curvoni, decine e decine di moto e, purtroppo, una nuvoletta proprio sulla cima, che non mi ha permesso di apprezzare i panorami, da entrambi i lati, che devono per forza di cose essere strepitosi. Già a meno di un km dalla cima, sia da una parte, sia dall'altra, quello che si vede ha dell'incredibile.
Scendendo, sulla sinistra si vedono risalire i tornanti di un altro passo eccezionale: il
Furkapass, o
Passo della Furka ma... anche questi finiscono nelle nuvole, così decido di rinviarne la visita e passare oltre, verso il
Simplonpass, il
Passo del Sempione.
La discesa verso
Briga è la più bucolica delle strade che io abbia mai percorso, nella verdissima valle tra casette rigorosamente in legno, scuro, in un ambiente da...
Heidi, ecco.
A un certo punto vengo raggiunto, e faccio passare, una bici che scendeva agli 80 all'ora. Giuro!
Ho faticato non poco a starle dietro, finché, a un certo punto, ha accelerato e mi ha staccato. Ho capito che era in corso un'altra gara ciclistica su strade aperte. Sono pazzi questi svizzeri!
In fondo alla discesa la gara gira a sinistra verso il
Nufenenpass o
Passo della Novena, io mi fermo a prendere un caffè, (leggi
fare pipì) e quando riparto mi ritrovo a viaggiare con una moto italiana e, visto che procede attenendosi ai limiti e che io spesso mi trovo a superarli per distrazione, decido di accodarmi e percorriamo un bel pezzo di strada insieme.
Però io quella moto l'ho già vista... non ricordo dove ma l'ho già vista...
Mi avvicino e leggo sul bauletto
ironmotoviaggi.blogspot.com... Ecco dove l'ho vista! Ho letto un po' di post sul loro blog! Quel bauletto con tutte quelle sigle di nazioni è inconfondibile!
Loro non lo sanno ma... è stato un piacere e un onore viaggiare con loro! Poi... davanti all'unica pattuglia della polizia che ho incontrato, sono passato
entro i limiti, grazie a loro.
Quasi a
Briga rallentano un po', così decido di passarli perché non vedo l'ora di affrontare il
Sempione.
Non sapevo che cosa aspettarmi e ho trovato ciò che non mi aspettavo: una pista.
Una strada molto ampia, perfettamente levigata, fatta di curve veloci e con lunghi pezzi coperti o in galleria. Molto divertente.
Arrivato in cima, foto d'obbligo, poi mi butto giù, verso l'Italia. Un ultimo pieno di SP98 a
Zwischbergen e poi si rientra in Italia e... si vede.
Dalla modalità
biliardo la moto dev'essere reimpostata alla modalità
enduro... talvolta
trial.
I pochi km che mi separano dall'autostrada fanno montare in me la vergogna e l'arrabbiatura e mi obbligano a concludere
male questo post.
Se c'è un procuratore nell'Ossola, per cortesia, indaghi sul tentativo di strage perpetrato da chi avendo la responsabilità della SS33 la lascia in quello stato.
C'è il limite dei 90 ma... consiglio di andare più piano, giocando ad evitare i buchi e a indovinare se il prossimo giunto di dilatazione sarà un alto scalino a scendere oppure a salire.
Tornerò da quelle parti, voglio rivedere il
Grimselpass senza nuvole, voglio fare la
Novena, la
Furka e tante altre bellissime
Strade da Moto della zona e mi piacerebbe trovare una SS33 un po' in ordine.
In fondo... pago io, paghi tu, paghiamo noi.