Tempo ne ho, quindi ne approfitto per raccontare ciò che, con Roz, Max e Nini, abbiamo trovato in Corsica.
Motociclisticamente parlando.
Il percorso è ben dettagliato in questo post e, questa volta, parliamo delle strade dopo averle percorse.
Primo giorno: Bastia - Porto
Siamo partiti alle otto e mezza del mattino e siamo arrivati alle sei di sera ma, benché sia stato il giorno più lungo, non è stato affatto duro, anzi! L'entusiasmo ha sicuramente fatto la sua parte ma va detto che, con strade così, non ci si annoia e non ci si stanca, basta preventivare il doppio del tempo per percorrerle, sia perché sono strette e tortuose (la Corsica pare immune ai rettilinei), sia perché certi panorami, certi angoli, bisogna per forza fermarsi per ammirarli.
Partiti da Bastia abbiamo preso verso nord, seguendo la Route du Cap (D80). Non ci si può sbagliare, basta costeggiare il mare, tenendoselo a destra. Pian piano si sale e si scende attraversando piccoli paesi sul mare, dove il tempo pare essere (piacevolmente) indietro di almeno cinquant'anni, capi e insenature, viaggiando a volte al livello del mare, a volte direttamente sopra, a qualche decina di metri. La strada è abbastanza larga a, soprattutto, bella liscia, dall'andamento molto dolce, mai spigoloso. Nessun tornante e molte torri di avvistamento, costruite dai liguri quando governavano l'isola.
Dopo circa tre chilometri, sempre sulla D80, un colle simile, anche se meglio segnalato: il Col della Serra (o Bocca di a Serra), da dove si vede il mare sull'altra costa, quella occidentale.
La discesa, come tutto il percorso verso sud, presenta una strada leggermente più mossa, rispetto a quella appena fatta, e un mare, se possibile, ancora più cristallino. Il blu del mare e il verde della vegetazione, in combinazione ai grigi delle rocce, compongono paesaggi che molto spesso invitano a fermarsi per goderne. Fortunatamente la strada è ricca di piccoli spiazzi, così ci si può fermare in piena sicurezza e non è difficile trovarsi a fare due chiacchiere con turisti inglesi, tedeschi, francesi o con altri italiani.
La strada da D80 diventa D81, quindi, si arriva a San Fiorenzo, dove il corpo dell'isola forma un bel golfo con la penisola appena percorsa. Attraversare il paese si rivela leggermente difficoltoso per via del traffico: qui sembra che i liguri, oltre alle torri, abbiano esportato anche qualche tratto dell'Aurelia. Niente di grave: in una decina di minuti siamo dall'altra parte del paese, di nuovo nel fresco dei boschi, verso il colle chiamato Fontaine de Morello, un altro passaggio semplice semplice segnato da una specie di cippo funerario.
Procediamo verso Calvi e a un certo punto, vista l'ora e il bel ristorantino sulla sinistra... ci fermiamo per pranzo.
Meno di una decina di chilometri di una strada spesso ombreggiata, dolce e abbastanza ampia, e raggiungiamo Col de Vezzo (o Bocca di Vezzu), uno spiazzo con vista che raggiunge il mare, su una delle parti della Corsica più apprezzate da chi ama camminare: i sentieri verso il mare, da percorrere in qualche ora, sono tantissimi, ben segnalati e, pare, abbastanza frequentati.
Pochi piacevolissimi chilometri in discesa e si raggiunge la strada T30, una specie di superstrada, a tratti anche doppia, che ci porta a Calvi in un attimo, senza darci il tempo di annoiarci troppo.
Non è possibile fermarsi a Calvi e non visitare la cittadella. Bene. Noi l'abbiamo fatto: la salita da fare a piedi ci ha scoraggiato, così abbiamo preferito una birra (Pietra, ovviamente) e un po' di riposo in un simpatico baretto proprio sotto le mura, consci del fatto che, prima di arrivare all'albergo, ci aspettavano i due colli più importanti del giorno.
Infatti, dopo aver seguito la strada D81 verso Galeria (e dopo essere anche arrivati a Galeria per sbaglio!) abbiamo finalmente imboccato il Col de Palmarella (o Bocca di Palmarella), una strada più stretta, a tratti tortuosa, praticamente senza protezioni e, soprattutto, con un fondo pessimo.
Attilio Bettega e Henri Toivonen perirono nel Tour de Corse a un anno di distanza e molte sono le coincidenze:
- Entrambi su Lancia ufficiali: Bettega su Rally-037 e Toivonen su Delta S4;
- La stessa data: 2 maggio 1985 Bettega, 2 maggio 1986 Toivonen;
- Stesso numero di gara: 4;
- Entrambi, subito prima del Tour de Corse erano saliti sul podio al Rally della Costa Smeralda;
- Entrambi, un anno prima ebbero brutti incidenti al Rally della Costa Smeralda (1984 Bettega e 1985 Toivonen);
- Sergio Cresto, navigatore di Toivonen morto con lui nell'incidente, era stato anche il navigatore di Bettega.
Di fatto, ai lati della strada si vedono diverse carcasse di auto lasciate, forse, ad imperituro monito.
Arriviamo al Col de Palmarella (o Bocca di Palmarella) e ci riposiamo un momento, prima di proseguire per l'ultimo e più impegnativo colle di oggi: il Col de la Croix (o Bocca a Croce).
Aneliamo una spiaggia o la piscina dell'albergo e... eccoci accontantati. A Porto, un paesino in un magnifico golfo, ci aspetta l'albergo Le Lonca, del circuito Logis, che si rivela un'ottima scelta.
Secondo giorno: Porto - Corte
Giornata decisamente più leggera. Solo un paio di colli, tra i quali il più alto, è vero, ma al tempo stesso il più fresco.
Partenza intorno alle nove e mezza, direzione il più vicino distributore. Così perdiamo di vista il navigatore, il quale ricalcola il percorso e ci porta su una strada imprevista ma che si rivela bellissima: i calanchi di Piana.
Prima di partire non ne avevamo notizia, li abbiamo scoperti per caso e ne siamo rimasti affascinati.
Ben felici di aver sbagliato strada, ce la ripercorriamo lentamente a ritroso e imbocchiamo quella inizialmente prevista, verso il Col de Vergio, a 1.478 mt slm. Anche qui una strada liscia e dall'andamento dolce, immersa in boschi verdissimi e molto aperti, con parecchia gente a bivaccare e molti animali sulla strada: soprattutto capre ma anche maiali e mucche.
Arriviamo in cima senza troppa fatica, belli freschi, grazie ad una temperatura molto mite, e divertiti, grazie alla strada, piacevole, e agli animali che ci hanno tenuto compagnia per tutto il viaggio.
Anche qui troviamo un nuovo amico.
Una pausa molto fresca e ripartiamo in discesa, sulla strada che si fa un po' più tortuosa ma sempre molto divertente, arrivando ad Albertacce proprio per l'ora di pranzo e... proprio davanti a quello che sembra essere un buon ristorantino locale. E non delude le aspettative. Mangiato bene e speso poco. Restaurant U Cintu. Se passate, e se è l'ora giusta, non perdetevelo.
Un po' di relax, poi si riparte. Manca poco a Corte e il cielo si sta rannuvolando, meglio non perdere tempo.
La strada per il Col d'Ominada è quella che mi è piaciuta di più, forse perché l'abbiamo percorsa tra i tuoni, ma senza pioggia, forse perché ricorda un po' la val Roja. Un fondo perfetto e una sequenza di curve incalzante, con qualche breve rettilineo che, però, non concede tempo per rilassarsi. Persino la Gendarmerie si è fatta da parte per farci passare. Magnifico.
Arriviamo al Col d'Ominada e... meglio coprire le borse laterali e mettere le tute anti pioggia. Infatti, dopo pochissimo, il temporale ci prende e ci accompagna fino a Corte, al B&B L'attracchju, un'altra scelta fortunata: camere spaziose, silenziosissime e con terrazzo, garage per le moto e ottima colazione.
Terzo giorno: Corte - Cervione
Un tratto relativamente breve poco più di 70 km, ma condito da ben 5 colli. Semplici, bassi, ma da percorrere con calma, perché le strade, qui, sono veramente strette.
Vista la brevità del tratto e certi di fare rifornimento per strada, decidiamo di non fare il pieno, anche se la Vespa di Max è vicina alla riserva. Peccato, perché percorsi i primi venti km senza vedere un benzinaio, ci comunicano che il più vicino è... a Corte, dove siamo partiti, mentre, proseguendo, il più vicino è a 50 km.
Torniamo indietro, facciamo il pieno e ripartiamo.
Dopo un primo pezzo di fondo non proprio pulito, le strade dei colli Erbajolo, de la Foata e di San Gavinu sono liscie ma veramente strette. Hanno appena disegnato la linea di mezzeria su un nastro d'asfalto che è largo come un'automobile, così a tratti sembra di viaggiare sulla strada creata per Big Jim.
Ed è da queste parti che un pizzico di sfortuna ci mette lo zampino: dopo una piccola sosta non mi è possibile ripartire perché... la gomma posteriore è bucata.
Per la seconda volta in tre mesi mi ritrovo nel mezzo del nulla con una gomma a terra. Nella sfortuna, è andata bene che Max ha con sé una bomboletta che ci permette di riparare e rigonfiare provvisoriamente e ripartire. Io non l'avevo comprata basandomi su un dato statistico: le gomme ormai non si bucano quasi più, quindi che mi succeda una seconda volta in tre mesi non è possibile.
Invece è possibile. Possibilissimo!
Così continuiamo a rilento tra boschi incantati e paesi arroccati, io col terrore che la gomma possa sgonfiarsi nuovamente, magari all'improvviso.
In un modo o nell'altro arriviamo a Cervione dopo aver ancora passato il Col de Provo e il Paisolu di San Ghjulianu, ancora su strade strette e, anche se con un po' di brecciolino, sostanzialmente liscie.
L'Hotel Orizonte prometteva bene, sul web ma ben poche promesse sono state mantenute: la nostra camera, probabilmente a causa di una cattiva manutenzione del condizionatore, puzzava di muffa. Come se non bastasse, dava sulla piscina, dove i motori delle pompe, parecchio rumorosi, non ci hanno certo aiutato a dormire. In compenso la colazione a buffet non era male.
Quarto giorno: Cervione - Bastia
Un semplice spostamento, su una strada che inizialmente è paragonabile ad una nostra statale e, quasi a Bastia, diventa superstrada. Partiamo presto, dopo aver rigonfiato la mia gomma ancora provvisoriamente riparata, proprio per trovare qualcuno che cambi la camera d'aria. Non è facile: i gommisti mi mandano dai concessionari di moto e questi... non ne hanno voglia.
Alla fine trovo il concessionario Aprilia e Suzuki di Bastia che, con personale gentilissimo, in un paio d'ore mi restituisce la moto come nuova. Addirittura lavata.
Ultima sera molto piacevole, anche grazie alla cena al ristorante L'ardoise, che consiglio a tutti: le specialità sono carne e/o pesce serviti crudi, insieme ad una pietra bollente su cui cuocerseli da sé.
Un po' l'idea dell'Ikea, con carne e pesce buonissimi e i proprietari, due ragazzi molto giovani, simpatici, veloci e disponibili.
Bene il viaggio in Corsica si è concluso lasciandoci ottimi ricordi e... la voglia di visitare anche la parte sud. Magari un'altra volta.
Devo ancora ringraziare Max, Nini e Roz per le splendide foto e Galfré Moto per la messa a punto della mia vecchia Aprilia, che mi ha permesso di viaggiare, anche questa volta, senza pensieri.
Ora anche questo blog si prende qualche giorno di vacanza, riprendiamo tra un paio di settimane, per affrontare, nel miglior periodo dell'anno motociclistico, i più bei colli della Savoia, che quest'anno non abbiamo ancora avvicinato.
Buone vacanze a tutti!
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