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venerdì 1 maggio 2020

Critica della critica

Chi legge i miei articoli sa che, secondo me, ognuno è libero di vivere la propria moto, qualsiasi essa sia, come crede, senza che alcuno possa permettersi critiche meno che costruttive, propositive, perché quando le critiche non sono costruttive, allora automaticamente sono distruttive.

Non esiste una via di mezzo.

Mentre lo scopo di una critica costruttiva è la ricerca del confronto, di soluzioni migliori o maggiormente condivisibili, la critica distruttiva serve semplicemente a mettere a disagio colui che ne è bersaglio, non è nient'altro che la provocazione di chi cerca di affermare la propria superiorità; è il gioco di chi è convinto che per rimanere a galla sia necessario affondare l’altro ma è proprio chi ha tale convinzione ad avere un problema di autostima, mentre l'oggetto delle sue critiche è la tela sulla quale proietta tutta la propria frustrazione interiore.

Trovandomi ad amministrare (fortunatamente non da solo) un gruppo FaceBook che è diventato molto numeroso, mi scontro giornalmente con critiche di ogni genere e, mentre quelle costruttive danno gusto alle discussioni, quelle distruttive, appunto, le distruggono.

Commenti a foto del tipo "Quello scarico fa proprio schifo" così come "...e togli quel bauletto di merda..." per non parlare dei tentativi di portare il confronto su terreni diversi, su quello politico come sul piano personale, sono critiche che non offrono alcuna possibilità di dialogo né di crescita, sono distruttive, non inutili ma dannose per il buon vivere comune.
Mi è capitato, e purtroppo mi capiterà ancora, di doverne cancellare e anche di estromettere membri del gruppo che proprio non riuscivano ad adattarsi al quieto convivere.

Con questo articolo desidero rivolgermi a tutti gli altri, coloro che sono bersaglio di critiche distruttive: la distruttività della critica è inversamente proporzionale alla capacità di reagire in modo positivo da parte di chi ne è bersaglio. Mi spiego: ad una critica (qualunque essa sia, costruttiva o distruttiva) possiamo sempre reagire in tre modi: in modo costruttivo, in modo distruttivo o ignorando completamente la critica.

La cosa da non fare mai è mettere in pratica reazioni distruttive: a fronte di critiche costruttive ribaltano la situazione mentre non fanno altro che alimentare la potenza distruttiva di chi critica negativamente.
La reazione costruttiva non è sempre facile, a volte è quasi impossibile, e prevede che alla critica vengano opposte spiegazioni e domande di chiarimento circa i commenti espressi, ad esempio: "Non ti piace il bauletto? Sai io uso la moto per fare viaggi lunghi e, sinceramente, senza non saprei come fare. Forse è antiestetico ma lo trovo molto comodo. E tu, come fai per i lunghi viaggi, magari in due?" oppure "Mi dispiace che non ti piaccia lo scarico che ho messo alla mia moto, io l'ho scelto perché mi piaceva il sound e non lo trovo poi così brutto...".

La reazione più semplice (e spesso più efficace) è l'indifferenza: ignorare tali commenti, lasciarli cadere nel vuoto, permette di spegnere sul nascere ogni tentativo di provocazione e sottolinea l'inutilità della critica e, di conseguenza, la stupidità di chi l'ha formulata.

Quindi, non mi rivolgo alla minoranza ma alla stragrande maggioranza: isoliamo chi non è capace di convivere, di dialogare, di rispettare, non permettiamogli di rovinare le nostre vite con la loro tossicità. Se non abbiamo più voglia di dare il buon esempio, almeno ignoriamo il loro.

Per finire, per spiegarmi meglio, voglio riportare una storiella che ritengo molto chiarificatrice:

Una madre, un padre ed un figlio di 12 anni decisero di viaggiare, di lavorare e di conoscere il mondo. Partirono tutti e tre con il loro asino.

Arrivati nel primo paese, la gente commentava: "Guardate quel ragazzo quanto è maleducato. Lui sull'asino e i poveri genitori, già anziani, che lo tirano".
La moglie disse a suo marito: "Non permettiamo che la gente parli male di nostro figlio. Sali tu sull'asino". Il marito la ascoltò e salì sull'asino.

Nel secondo paese, la gente mormorava: "Guardate che svergognato quel tipo. Lascia che il ragazzo e la povera moglie tirino l'asino, mentre lui vi sta comodamente in groppa".
Il marito così chiese alla moglie di salire mentre lui ed il figlio tiravano l'asino.

Anche nel terzo paese, il solito mormorio. "Pover'uomo! Dopo aver lavorato tutto il giorno, lascia che la moglie salga sull'asino. E povero figlio! Chissà cosa gli spetta, con una madre del genere!". Sconfortati, decisero di salire tutti sull'asino e continuare il loro viaggio.

Arrivati al paese successivo, ascoltarono cosa diceva la gente del paese: "Sono delle bestie, più bestie dell'asino che li porta. gli spaccheranno la schiena!". Seccati dalle critiche, decisero di scendere tutti e camminare insieme all'asino.

Ma le critiche non finirono. Arrivati al quinto paese udirono delle persone ridere tra loro: "Guardate quei tre idioti; camminano, anche se hanno un asino che potrebbe portarli!"

5 commenti:

  1. finalmente un discorso chiaro ed efficace

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  2. Non è Kant ma siamo sulla buona strada. A parte le battute, devo farti i complimenti per il post che sottoscrivo appieno. Isoliamo i “distruttivi”, anche una pagina fb può essere un piacevole luogo di incontro.

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    1. Grazie Pietro ma è mia moglie che Kant, io a malapena suon!
      :D :D :D

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    2. L’importante è essere intonati e voi lo siete ;)

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  3. Giuseppe Prestianni
    Adesso
    Mi stavo apprestando a commentare un post quando mi è venuto in mente un piccolo scambio di opinione che ho avuto con un motociclista sull'opportunita' o meno di esprimersi negativamente su una moto, originale o modificata che sia. Io sostenevo che fatta salva la buona educazione si potesse dare dei giudizi negativi.Da un po' di giorni ho preso a vedere tante realizzazioni motociclistiche e mi è apparso chiaro che in tanti casi è stata profusa tanta passione,tanto lavoro, tanta energia e mi son ricreduto. Ho sempre la possibilità di andare oltre, astenermi o limitarmi ad un impersonale like. È quello che farò.

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