La Settimana Enigmistica avrebbe rubricato la notizia sotto Forse non tutti sanno che... e non avrebbe sbagliato:
Dal 1° gennaio 2025, tutte le associazioni (che già non ce l'hanno) devono dotarsi di partita IVA.
Questa novità riguarda molto da vicino il mondo di noi motociclisti, da sempre organizzato in associazioni e motoclub che molto spesso sono sprovvisti di partita IVA in quanto non esercitano alcuna attività commerciale.
Ciò non significa che queste associazioni dovranno aggiungere l'IVA alle proprie entrate (solitamente composte dalle sole quote e donazioni volontarie) addebitandola ai propri soci o sottraendola dal totale incassato, infatti queste movimentazioni, che erano considerate Fuori Campo IVA, diventeranno Esenti IVA: nessuna tassa in più.
Questa differenza, però, comporta che le associazioni dovranno gestire l'IVA, passando dall'emissione di semplici ricevute alla fatturazione, con tanto di emissione elettronica dei documenti ed invio puntuale all'Agenzia delle Entrate.
L'emissione di fatture, poi, comporta la loro corretta gestione fiscale, quindi gestione di un Registro IVA e di Dichiarazioni Periodiche IVA, incombenze che, data la complessità burocratica tipica del nostro paese, sono da affidarsi ad un commercialista e, dato che quelli che lavorano gratis sono introvabili, con ogni probabilità le associazioni si troveranno a dover gestire anche la ritenuta d'acconto presente nelle fatture che questo (così come altri professionisti) emetterà nei confronti dell'associazione che, con l'acquisizione della partita IVA, diventa sostituto d'imposta e dovrà gestire 770 e modelli CU, senza parlare del Modello Unico, per la Dichiarazione dei Redditi (!), con altro lavoro da parte del commercialista...
Insomma, ho stimato, in termini di costi vivi, quanto inciderà al minimo questa novità sulla vita di un'associazione di motociclisti di piccole-medie dimensioni, come sono quasi tutti i motoclub o associazioni di promozione sociale: almeno 1.500,00€/anno.
Questi costi comporteranno, a mio avviso, la chiusura di molte piccole associazioni o, almeno, l'accorpamento ad altre, in modo che il numero di associati permetta di raccogliere fondi sufficienti per farne fronte.
Ma perché tutto questo? Chi dobbiamo ringraziare? (uso la prima persona plurale perché anche noi di Strade da Moto siamo un'associazione).
A mio modesto parere, dobbiamo ringraziare tutte quelle associazioni che associazioni non sono ma vere e proprie attività commerciali, che nascondono la loro vera natura sotto l'etichetta di associazione, spacciando quelli che sono abbonamenti (palestre, scuole di danza, di cucina...) per quote associative o che svolgono attività di ristorazione o ricreazione sotto forma di circoli: dal 1° gennaio potranno essere meglio conosciuti dal fisco e, soprattutto, le loro entrate, così come quelle di tutte le associazioni vere, seppur esenti, saranno contemplate nella base imponibile IVA, sulla quale viene calcolato quanto ogni stato europeo deve versare alla Comunità Europea per il proprio sostentamento.
Come spesso accade nel nostro paese, non ci si attiva per effettuare i controlli e scovare chi imbroglia ma si preferisce cambiare le regole del gioco, sperando che quelle nuove li scoraggino, facendo finta di non sapere che chi imbroglia continuerà a farlo, perché sa che intanto in controlli continueranno a non essere fatti.