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lunedì 21 novembre 2016

Autunno in Val Trebbia

Una così bella giornata di moto in novembre inoltrato non me l'aspettavo.
Lo scorso fine settimana il meteo mi ha rifilato una bruciante fregatura, promettendomi tuoni, fulmini e saette per poi elargire, quando mi ha visto rassegnato, una magnifica giornata.

LuogoCoordinate LuogoCoordinate
TortonaN44.907920 E8.839482 Passo di PietragavinaN44.837870 E9.241690
Passo PeniceN44.797268 E9.328252 BobbioN44.767439 E9.384586
MarsagliaN44.711226 E9.379088 Passo del BralloN44.738221 E9.281000
ZerbaN44.666890 E9.284059 Passo del GiovàN44.683966 E9.217011
Capanne di CosolaN44.672972 E9.201257 Vignole BarberaN44.702988 E8.888151
Anche questa settimana minacciava pioggia ma... ho fatto finta di niente: piove? Pazienza, mi bagnerò.
Così, certamente per farmi dispetto, non è piovuto. Per tutto il giorno.

Il giro non poteva inoltrarsi sulle Alpi: i passi migliori sono ormai chiusi e quelli aperti prevedono temperature proibitive; verso il mare la pioggia era più di una minaccia. Così ho deciso di rispolverare un mio vecchio progetto e di metterlo in pratica: sulle tracce di un mio avo, verso il piacentino.
Ho messo insieme le mie scarse conoscenze della zona con i preziosi consigli di Michele, che dalle parti di Piacenza ci vive, così è nato un giro che si è rivelato essere molto bello, da Tortona a Serravalle: Piemonte, Lombardia ed Emilia, in odor di Liguria.

È possibile seguire il percorso effettivo che ho seguito e tracciato su LocationOf.com, con maggiori informazioni come, punto per punto, coordinate, altitudini, velocità e vista delle strade.
Curiosate anche altri percorsi che ho tracciato vedendo il mio storico su Location Of.
Cinque passi appenninici e tanti stupendi paesi, vuoi medievali, vuoi montanari, carichi di fascino e, in questo periodo, immersi in una strabiliante tavolozza di colori autunnali.
Purtroppo io l'ho dovuto fare un po' di corsa, perché alla brevità delle giornate autunnali si deve aggiungere la necessità di portarmi in zona partendo da Cuneo e anche di tornare a casa, possibilmente prima che sia freddo e buio, ma in realtà è un giro da affrontare con calma, con il tempo di fermarsi per gustare panorami, odori, sapori e il contatto con la gente del posto.

Si incomincia con un passo che può essere inteso come aperitivo: il Passo di Pietragavina, un passettino senza pretese, senza gloria e senza infamia, che però ci proietterà su uno molto più bello: il Passo Penice.

Un angolo di PietragavinaLa nebbia sul fondovalle da Pietragavina
Mentre la strada per il Pietragavina è stretta e parecchio rovinata, quella del Penice è abbastanza liscia e divertentissima, senza un attimo di respiro.

Vista dal PeniceGolosità locali su un banchetto solitario al passo Penice
Non si ha quasi il tempo di terminare il Penice che ci si ritrova in un magnifico paese di origine Romana: Bobbio. Una sosta, seppur breve, è d'obbligo, almeno per visitare l'Abbazia di San Colombano, che è pure il patrono dei motociclisti!

Abbazia di San Colombano a BobbioBobbio allo specchioIl ponte vecchio di Bobbio
Dopo un ulteriore attimo di stupore alla vista del ponte vecchio di Bobbio, si riparte in direzione del passo del Brallo verso l'osservatorio astronomico che ci farà strada per un po', su una carreggiata che diventa man mano più stretta ma sempre divertente.

La salita verso l'osservatorio del Brallo (in alto a sinistra)Colori autunnali al Brallo
Dopo il Brallo si ridiscende verso Zerba e poi di nuovo su, verso il Passo del Giovà, su una strada lunga, stretta, sporca, molto rotta e scivolosa ma, per tutto il resto, perfetta! I panorami che ci riserva ripagano ampiamente di tutta la fatica necessaria a guidare una moto su una strada così, al punto che per goderli, si rallenta e la strada diventa più facilmente praticabile.

La strada verso il GiovàIl panorama salendo al Giovà
Se una strada così fosse tenuta bene, così come sanno fare i nostri cugini d'oltralpe, allora non avremmo nulla da invidiare ai vari Verdon, Vercors, Iseran, Bonette...

La discesa diventa man mano più larga, pulita e veloce e, presto, si risale verso Capanne di Cosola, nella zona del valico dei Quatto Cantoni, rappresentati dall'incrocio delle provincie di Piacenza Alessandria, Genova e Pavia. Un ultimo sguardo al panorama poi giù, a tuffarsi in quella nuvola di nebbia che ho avuto ai piedi, in fondovalle, per tutto il giorno. Fortunatamente è leggera e non disturba affatto il rientro a casa, dove arrivo stanco ma molto soddisfatto.

Tornerò a visitare la zona questa primavera, passando, magari, un po' di tempo con Michele: sono sicuro che si è tenuto per sé ancora tante sorprese.


sabato 12 novembre 2016

EICMA 2016


Se proseguite nella lettura, lo fate a vostro rischio e pericolo,
consci del fatto che potreste trovarvi a voler cancellare un amico dalla vostra cerchia.

Vado?

Ok, vado.

Sono stato all'EICMA 2016, ho visto tante belle moto (anche qualcuna bruttina, però), tante belle ragazze (anche qualcuna bruttina, però) e, come direbbe Montalbano, mi ci sono scassato i cabasisi come in poche altre occasioni.

Ecco, l'ho scritto.

In realtà, undici SMAU consecutivi, dal 1985 al 1995, hanno sviluppato in me una certa intolleranza nei confronti delle fiere, sia generaliste sia di settore ma pensavo, sbagliando, che una fiera incentrata su una delle mie passioni potesse piacermi. In effetti, tutte quelle moto insieme, tutte da toccare...
Però, la mia intolleranza ha ritrovato immediatamente le sue cause e si è addirittura acuita.

Ho riscoperto che non mi basta guardare né mi basta toccare: ho bisogno di un minimo di attenzioni; io ne ho bisogno, non la moto.
Devo avere il mio spazio, i miei tempi e, soprattutto, qualcuno che mi spieghi, che me la conti, come diciamo qui in Piemonte.


Alla fiera, specie se di successo come l'EICMA di quest'anno, non solo non hai il tuo spazio ma... proprio non hai spazio; anche il tempo è solo quello che resta tra gli spostamenti da un padiglione all'altro o, meglio, da uno smarrimento e l'altro (lo so: non ho il senso dell'orientamento).


E quel ch'è peggio è che non c'è nessuno che me la conti: il numero di persone a ogni stand non sarà mai sufficiente per dare, a ogni visitatore interessato, una parola di conforto. Così, dopo l'entusiasmo dei primi dieci minuti, ci si rende conto di muoversi come zombie tra tutte quelle magnifiche moto, dapprima facendo attenzione a non scontrarsi con gli altri zombie, poi scocciati dal fatto che gli altri non usino la stessa premura.

Ci ho messo poco più di due ore a terminare la mia resistenza, poi mi sono ricordato quanto sia più bello andare vedere gli ultimi modelli dal concessionario, disponendo di tutto il tempo, tutto lo spazio e una persona che, anche se sai che è li per venderti qualche cosa, pare proprio che ci tenga a te e alla bontà delle tue scelte.


Così,dopo aver visitato gli stand che mi interessavano di più (Aprilia, Benelli, Honda, Triumph e Yamaha), ho abbandonato il campo avendo ancora modo di apprezzare la profonda tristezza emanata dalla stazione di Rho Fiera, e me ne sono tornato a casa.

L'anno prossimo pianificherò, per ottobre o novembre, un bel giro dei concessionari. Da solo.



sabato 5 novembre 2016

Dagli Hells Angels ai Motards Independentistes

Quella dei motociclisti è una grande comunità che, in fondo, non esclude nessuno, nemmeno quelli con quella marca, quella versione o quel tipo di moto. Le due (ma a volte anche tre) ruote possono essere grandi, piccole, lisce, a tasselli, larghe o strette ma accomunano tutti.

Come tutte le passioni, anche questa accomuna gli spiriti più diversi e non è strano trovare il filosofo con il rocker, lo sportivo con l'artista, la pettinatrice col pianista, e vederli fermarsi qualche minuto a scambiarsi opinioni, o anche solo sguardi e piccoli cenni del capo, davanti al nuovo modello di sport touring o alla café racer del nuovo arrivato.

Si tratta di un'associazione onnicomprensiva, della quale si entra a far parte automaticamente, non appena si fa sentire la passione per le due ruote. Non è nemmeno richiesto avere una moto, basta la passione.

Nonostante la comunione della sola passione sia un collante un po' debole, ogni motociclista, in caso di difficoltà, sa di poter contare sull'aiuto completamente disinteressato di un altro motociclista. In effetti, il legame che li unisce è un altro: deriva dal fatto che tutti i motociclisti sanno bene che quando sono in giro sono appesi a due manopole, delicati e soli con il loro mezzo verso il mondo. Solo l'unione con altri soggetti nelle stesse condizioni può garantirne la sopravvivenza.

Il discorso cambia completamente quando in ballo non sono sicurezza e incolumità ma la voglia di divertirsi. Il divertimento deriva da attività volontarie e motivate, svolte a scopo ricreativo, quindi, mentre si può essere solidali con chiunque, ci si diverte solo con qualcuno; qualcuno che abbia interessi vicini ai nostri, un modo di vedere il mondo non troppo diverso dal nostro, che apprezzi ciò che facciamo e, possibilmente, anche la nostra moto.

No, il tipo di moto non è quasi mai la discriminante: non è raro vedere gruppi di scrambler inframmezzate da enduro, con in mezzo, magari, pure una vespa...


La discriminante principale sono gli interessi.
È intorno a interessi omogenei che si formano e crescono i gruppi di motociclisti che poi, spesso, diventano moto club.

In Italia, la Federazione Motociclistica Italiana ne raccoglie oltre duemila e li cataloga, principalmente, in base alla loro attività: Velocità, Enduro, Motocross, Trial, Epoca e Turismo.
Sei voci che rispecchiano gli interessi principali. Poi, ognuno di questi interessi può essere meglio definito con l'aggiunta di variabili come la tipologia di moto, la marca o altri dettagli.

Esempio tipico di club legati alla marca sono i Chapter, nati per identificare, genericamente, sottogruppi di club, oggi raccolgono quasi esclusivamente club di harleysti.

La necessità di stare insieme, anche solo per organizzare eventi e itinerari, fa sì che i club si dividano il territorio, infatti i nomi di quasi tutti i club comprendono il nome di una città.

Quando si sta insieme, però, succede che altre differenze portino a divisioni di carattere, principalmente, ideologico e politico. Se si guarda bene, si scoprirà che molti club hanno un'impronta politica ben precisa, con un orientamento più a destra o più a sinistra. È naturale: come ho già scritto, ci si diverte e si sta bene solo con qualcuno, non proprio con tutti.


Estelada
Bandiera dei separatisti catalani
Capita, però, che soggetti molto diversi tra loro, come vespisti e harleysti, café racers e crossisti, guzzisti e appassionati di GS, di estrazione differente, con diverse idee politiche, si riuniscano in nome di un ideale o per una battaglia.

È quanto è successo in Catalunya, dove una parte della popolazione sta chiedendo pacificamente l'indipendenza dalla Spagna.

Questa voglia di indipendenza ha riunito anche i motociclisti di ogni razza e credo in un'associazione chiamata Motards Independentistes, che ha, come obiettivo, l'indipendenza della Catalunya.

Ho trovato molto interessante il post su Facebook di ieri, 4 novembre, che vi riporto e traduco:

Aquesta tarda a les 19:00h hi ha una concentració de suport davant de l'ajuntament de Berga.

Els Motards hi serem!!! Us animem socis/es i simpatitzants a venir per defensar la democràcia.

Aquest matí han detingut (a casa seva) l'alcaldessa de Berga, Montse Venturós, simplement per tenir l'estelada al balcó de l'ajuntament.

Obren així la opció de fer el mateix amb els 401 casos judicials oberts per les banderes.

Gas i força companys que cada dia la necessitarem més!
Questa sera, alle 19:00 ci sarà una manifestazione di solidarietà davanti al municipio di Berga.

Noi motociclisti ci saremo! Invitiamo soci e simpatizzanti a partecipare, per difendere la democrazia.
Stamattina, la sindaca di Berga, Montse Venturós, è stata detenuta, agli arresti domiciliari, solo per aver esposto, al balcone del municipio, l’estelada (la bandiera dei separatisti catalani).
Si è creato, così, un precedente per i 401 casi giudiziari aperti per l’esposizione di bandiere.

Gas e forza, compagni, che ne avremo sempre più bisogno!

Al di là che si sia d'accordo o meno con il loro obiettivo o con le loro idee politiche, vi invito a visitare il loro sito, da cui ho preso il video qui sotto, perché è notevole come ciò che hanno creato sia sì, un club di motociclisti, ma non un moto club, piuttosto, come abbiamo detto all'inizio, un insieme di persone dove ogni motociclista sa di poter contare sull'aiuto completamente disinteressato degli altri motociclisti. Indipendentemente da marca, modello, tipo, orientamento politico...